Gli eventi meteorologici estremi – in particolare gli incendi, ma anche inondazioni, siccità, piante invasive – stanno causando danni sempre più gravi negli Stati Uniti, cosa che l’amministrazione Biden ha riconosciuto lo scorso luglio quando ha triplicato i finanziamenti per gli sforzi di rimboschimento del servizio forestale statunitense. Per ripristinare milioni di acri di terreno pubblico e privato, agenzie come il Bureau of Land Management, il principale utilizzatore di sementi autoctone, hanno dunque iniziato a cercare semi autoctoni per stabilizzare gli ecosistemi ma hanno scoperto che la fornitura di semi, piante e alberi autoctoni è insufficiente per soddisfare le esigenze.
L‘insufficiente offerta di semi autoctoni vanifica gli sforzi di ripristino di boschi e foreste perché vengono utilizzate varietà non autoctone o semi autoctoni provenienti da ambienti climaticamente diversi rispetto al luogo in cui saranno piantati, il che è spesso dannoso per l’equilibrio dell’ecosistema e gli sforzi di conservazione. Il ripristino degli ecosistemi compromessi richiede quindi una fornitura di diversi semi di piante autoctone che si adattino bene ai climi, ai suoli e ad altre specie viventi del sistema.
Un recente rapporto delle National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine (NASEM), dopo due anni trascorsi a studiare l’offerta di sementi autoctone, è arrivato alla conclusione che è necessario un lavoro significativo per rafforzare la produzione e la distribuzione di sementi. E fornisce raccomandazioni e un ambizioso programma d’azione per migliorare l’affidabilità, la prevedibilità e le prestazioni della fornitura di sementi autoctoni.
“Tra diversi anni, guarderemo indietro e attribuiremo a questo rapporto il merito di aver catalizzato un punto di svolta”, ha dichiarato David Festa, co-fondatore della California Native Seed Supply Collaborative (CNSSC), un’organizzazione regionale senza scopo di lucro che funge da canale tra coltivatori, Ong e agenzie statali della California. “Il rapporto conferisce credibilità alle soluzioni richieste da professionisti e coltivatori”.
Festa era tra i partecipanti a un webinar per pubblicizzare il rapporto: il comitato promotore si è messo in contatto con i sostenitori delle sementi e altri gruppi che vogliono creare una fornitura di sementi autoctone più resiliente per il ripristino ambientale di boschi e foreste. Questi gruppi possono facilitare la comunicazione tra fornitori e utilizzatori di semi autoctoni, sostenerne lo stoccaggio e la raccolta sostenibile e promuovere la produzione di sementi adatte per ambienti specifici, osserva il rapporto.
Ad esempio, in California, il CNSSC sta lavorando con il Dipartimento dei trasporti della California per aumentare gli sforzi per fornire proiezioni pluriennali del fabbisogno di sementi. Come evidenziato nel rapporto, tali sforzi aiutano ad allineare domanda e offerta, una funzione che avvantaggia l’industria delle sementi senza richiedere necessariamente cambiamenti nei finanziamenti o nella politica.
Su scala federale, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati uniti ha di recente annunciato un investimento federale di quasi 10 milioni di dollari per il rimboschimento attraverso vivai forestali e associazioni di sementi autoctone. Questo investimento è in linea con le raccomandazioni del rapporto per rafforzare i vivai di semi autoctoni e ripristinare gli ambienti in cui i semi autoctoni possono prosperare e fungere da banca dei semi in natura.
Per Kayri Havens, scienziato senior e direttore dell’ecologia e della conservazione presso il Chicago Botanic Garden, “iI rapporto ha chiaramente dimostrato che la disponibilità limitata di semi di specie vegetali autoctone è uno dei maggiori ostacoli a un effettivo ripristino ecologico. Ci auguriamo che il rapporto catalizzi un saggio investimento di fondi per garantire una migliore gestione delle risorse naturali critiche in modo che le piante e il pianeta possano prosperare”.