I pesticidi non contaminano solo il miele ma anche gli altri prodotti dell’alveare con concentrazioni che possono rappresentare un rischio per la salute di chi li consuma. E’ quanto emerso da uno studio recente, “Pesticide residues in bee bread, propolis, beeswax and royal jelly”, pubblicato su Food and Chemical Toxicology che ha analizzato la presenza di pesticidi (tra cui tau-fluvalinato, coumaphos, chlorfenvphos, chlorpyrifos e amitraz) su polline, pappa reale, cera e propoli.
I dati disponibili indicano che un’ampia gamma di residui di pesticidi, in particolare acaricidi, può accumularsi nel pane d’api, nella propoli e nella cera d’api, fino a livelli di concentrazione di oltre mille μg/kg.
“Sulla base delle nostre osservazioni, tau-fluvalinato, coumaphos, clorfenvinfos , clorpirifos e amitraz sono le sostanze attive antiparassitarie più frequentemente rilevate nei prodotti dell’alveare. Nel caso del cumafos e del clorfenvinfos stimiamo che possono accumularsi nella cera d’api in misura tale da rappresentare un potenziale rischio per la salute dei consumatori di miele in favo”, si legge nello studio. Rischi minori di contaminazione invece per la pappa reale. Dallo studio sembra che i residui di pesticidi si trasferiscono in misura minore alla pappa reale a causa dell’attività filtrante svolta dalle api nutrici.
Il monitoraggio dei prodotti dell’alveare è stato oggetto anche di uno studio italiano portato a termine dall’associazione apicoltori Valsugana-Lagorai, in collaborazione con la Libera università di Bolzano.
“Negli ultimi 10 anni”, ha spiegato la presidentessa dell’associazione Elena Belli, “abbiamo analizzato alcuni prodotti presenti negli alveari, in particolare la cera che presentava notevoli contaminazioni ambientali. Da qui l’idea di aprire la nostra indagine al polline, con un monitoraggio su tutte le arnie presenti in Valsugana”. Il lavoro delle api infatti — con migliaia di fiori visitati al giorno, con ogni alveare che copre un raggio di un paio di chilometri — ha consentito una mappatura precisa della Valsugana.
Il polline – molto più del miele – è un efficace indicatore ambientale. Questo perché è in grado di contaminarsi facilmente in quanto ha una matrice acquosa e una grassa che si legano con le sostanze contaminanti solubili in acqua o nei grassi.
Sono stati 68 i pollini analizzati. Dall’analisi emergono solo 2 pollini non contaminati: sono stati raccolti in due punti lontani molti chilometri dal fondovalle, in alta montagna, in zone protette anche dalle correnti ascensionali, mentre gli altri 66 contengono da 1 fino a 12 principi attivi.