Nel 2022 negli Usa il numero di alveari è quasi dimezzato: – 48% Un dato drammatico, inferiore solo a quello registrato nel 2020 quando si persero più di metà delle colonie di api, ma purtroppo superiore al calo del 2021 (-39%) e soprattutto alla media registrata negli ultimi 12 anni (-39,6%).
Un valore dunque decisamente preoccupante che dimostra come la tutela di questi impollinatori sia ancora un obiettivo lontano da raggiungere, considerato che secondo gli apicoltori la perdita accettabile di alveari nella stagione invernale si colloca intorno al 20%.
Il dato viene dalla ricerca compiuta dall’Università del Maryland e della Auburn University secondo la quale però, nonostante il dimezzamento del numero delle colonie, la popolazione delle api è rimasta complessivamente stabile. Questo grazie al lavoro degli agricoltori che sono riusciti a dividere e rifornire i loro alveari, trovando o acquistando nuove regine.
A causare la moria – affermano gli studiosi – è la combinazione di diversi elementi quali l’attacco di parassiti (in particolare l’acaro Varroa Destructor), l’utilizzo di pesticidi, la mancanza di cibo e il verificarsi di eventi climatici estremi.
L’azione dei pesticidi è particolarmente dannosa in quanto i fitofarmaci rendono le api – anche se esposte in maniera ridotta – più vulnerabili alle malattie e meno propense a cercare cibo. Cibo peraltro meno disponibile in paesaggi agricoli caratterizzati da monocoltura intensiva.
Per quanto riguarda il clima, “l’impatto del cambiamento climatico sulla sopravvivenza delle colonie di api è reale e non può passare inosservato. Il clima insolitamente caldo nell’area di Washington DC registrato a gennaio ha confuso le rotte di molte api”, scrivono gli studiosi.
Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti afferma che il 35% della dieta umana proviene da piante impollinate da insetti e l’ape è responsabile dell’80% di questa impollinazione.