Il lungo viaggio dei pesticidi

colture intensive

Pubblicato su Nature uno studio australiano che ha analizzato il percorso dei pesticidi

Ogni anno nel settore agricolo si utilizzano circa 3 milioni di tonnellate di pesticidi. Sappiamo dove abbiamo utilizzato queste sostanze chimiche, ma non sappiamo con precisione che fine fanno. Mettere meglio a fuoco il viaggio compiuto dai pesticidi una volta dispersi nell’ambiente è stato l’obiettivo della ricerca della School of Civil Engineering dell’Università di Sydney, pubblicata su Nature.

Gli studiosi hanno analizzato i 92 pesticidi più usati in agricoltura nei 144 maggiori bacini idrografici del pianeta, aree in cui complessivamente si consumano circa un terzo della quantità totale di pesticidi (940.000 tonnellate su 3 milioni).  Tra questi il bacino del Mississippi negli Usa, del Parana in Argentina, del Gange in India, dello Yangtze in Cina.

“La maggioranza dei pesticidi (oltre l’80%) degradano in molecole – sottoprodotti – nel terreno dove sono stati utilizzati”, precisa Federico Maggi, autore principale dello studio. “Questa degradazione può persistere nell’ambiente per lungo tempo ed è altrettanto dannosa della molecola madre o del pesticida applicato. Uno di questi esempi è rappresentato dal glifosato che si scompone in una molecola nota come Ampa, altamente persistente e tossica”. Una frazione decisamente inferiore, pari al 10%, resta come residuo nel terreno, mentre un altro 7,2%, circa 68.000 tonnellate, penetra nel sottosuolo finendo poi nelle falde acquifere.

“Circa 730 tonnellate di pesticidi ogni anno finiscono nei sistemi fluviali e successivamente quasi completamente (710 tonnellate) nei mari e oceani del mondo. Una piccola quantità rispetto al totale ma che ha impatti negativi sugli ecosistemi fluviali e marini”, si legge nello studio.

Non solo. Gli autori ammoniscono che si tratta di stime al ribasso visto che lo studio non ha preso in esame tutti i pesticidi impiegati. Esclusi ad esempio i pesticidi tradizionali e quelli utilizzati in acquacoltura, abitazioni private e spazi pubblici. Il che significa che l’esposizione al rischio degli ecosistemi e delle persone potrebbe essere superiore.