Vittoria per la salute pubblica, ma anche per l’ambiente. La Corte di giustizia europea ha infatti deciso di confermare il divieto del pesticida clorpirifos-metile. Una decisione che segna un passo importante e che va in controtendenza con il probabile voto della Commissione europea a favore dell’utilizzo del glifosato in agricoltura.
Nelle conclusioni la Corte di giustizia europea ha sottolineato il rigetto delle richieste dell’industria dei pesticidi, respingendo tutte le argomentazioni presentate dai produttori del pesticida. Evidenziata invece l’importanza della valutazione scientifica, in particolare la validità della dichiarazione dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, l’EFSA, sulla valutazione dell’impatto del clorpirifos-metile sulla salute umana. La Corte ha anche confermato il principio di precauzione, affermando che può essere applicato durante la fase di valutazione del rischio.
Nel 2019, l’Unione europea aveva emesso un divieto su questo pesticida sulla base di alcune ricerche che dimostravano come potesse influire sullo sviluppo cerebrale e causare danni al Dna. La decisione aveva innescato una lunga battaglia legale da parte dei produttori della sostanza chimica, Ascenza Agro e Industries Afrasa.
Già nel 2017 la campagna di informazione di Cambia La Terra I pesticidi dentro di noi aveva dato evidenza ai rischi per la salute dell’uomo provocati dall’insetticida vista la sua importante presenza nell’organismo. Per dimostrarlo una famiglia aveva accettato di seguire una dieta biologica per 15 giorni, prima però si era sottoposta ad analisi per verificare la presenza o meno di composti chimici derivanti da pesticidi utilizzati nei campi. Nello specifico, l’esame delle urine aveva rilevato, oltre al glifosato e a due piretroidi, una consistente presenza di clorpirifos.
Tutti e quattro i componenti della famiglia non solo sono risultati positivi alla presenza di clorpirifos, ma sia Marta che Giacomo avevano una concentrazione molto elevata, superiore a quelle che si riscontrano nel 95% della popolazione. Risultati quasi azzerati dopo due settimane di alimentazione bio. Qui per approfondire.
“La sentenza rappresenta una significativa vittoria per la salute degli europei”, commenta Natacha Cingotti, responsabile del Programma Salute e Sostanze Chimiche presso Heal (Health and Environment Alliance) che spiega: “Le preoccupazioni sulla neurotossicità dello sviluppo e la genotossicità non sono astratte; stiamo parlando di effetti irreversibili che coinvolgono le generazioni future, come l’alterazione dello sviluppo del cervello e il potenziale sviluppo di tumori”.
Una sentenza che riporta al centro il ruolo della scienza, della ricerca e dei metodi applicati da cui derivano i risultati degli studi, strumenti necessari per prendere decisioni che riguardano l’interesse collettivo, anche in via precauzionale. La salute pubblica e quella dell’ambiente – è il senso del verdetto – vanno anteposte agli interessi economici.