Altri 10 anni di glifosato. È questa la decisione presa dall’Unione europea, o meglio la non decisione, dato che la Commissione ha rinnovato l’autorizzazione dell’erbicida perché obbligata ad adottare un “regolamento di attuazione” quando non viene raggiunta una maggioranza qualificata, sia a favore che contro, nel Comitato permanente e nel Comitato d’appello, come nel caso del glifosato quest’autunno. Vince quindi lo status quo.
Questa decisione rappresenta un altro duro colpo all’agricoltura biologica, già segnata la scorsa settimana dalla bocciatura del Regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi, il SUR. Decisioni che si pongono in contraddizione con il Green Deal europeo, in particolare con le strategie Biodiversity e Farm to Fork definite proprio per ridurre del 50% l’utilizzo dei pesticidi e arrivare al 25% di superficie agricola coltivata a biologico, da qui al 2030.
“Siamo tornati all’anno zero per quanto riguarda la difesa dell’ambiente”, ha detto Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, ricordando che “la transizione verso l’agroecologia per un’agricoltura più pulita può dare vantaggi in termini di salute (in primo luogo quella degli operatori agricoli, oltre che dei cittadini), di tutela dell’ambiente e del clima (con tutti i costi che ne stanno derivando anche in termini di danni alle coltivazioni) e alla stessa economia”.
Un punto di svolta, che ha portato a questo risultato, è stato il parere favorevole di EFSA, l’agenzia europea per gli alimenti, che – come da protocolli – prende in considerazione ricerche provenienti sia da enti indipendenti che dai laboratori delle aziende produttrici. Nel caso del glifosato, parliamo della più grande multinazionale dell’agrochimica: Bayer-Monsanto. Lo IARC – l’agenzia per la ricerca sul cancro dell’OMS – aveva invece inserito il glifosato nella lista delle sostanze probabilmente cancerogene. Negli Stati Uniti, come risulta anche dall’indagine chiamata ‘Monsanto Papers’, i giudici di numerosi Stati hanno condannato l’azienda a pagare centinaia di migliaia di dollari ad agricoltori che avevano fatto ricorso contro l’azienda per i danni alla salute provocati dall’esposizione all’erbicida. Alla base di questi giudizi, la convinzione che molti degli studi che dimostravano la non cancerogenicità del glifosato erano ricollegabili a Monsanto.
Il punto è che sostenere metodi produttivi agricoli che utilizzano sostanze chimiche di sintesi porta al degrado dei suoli europei, già fortemente provati, rendendoli sempre più poveri di biodiversità, meno fertili e non in grado di mantenere l’equilibrio necessario all’ecosistema. E lasciar degradare il suolo significa anche rinunciare a uno dei principali alleati per mitigare gli effetti causati dalla crisi climatica.