Quasi il 40% dei prodotti alimentari per l’infanzia ottenuti da agricoltura convenzionale contengono residui di pesticidi tossici. È il risultato di uno studio condotto negli Usa dall’Environmental Working Group (Ewg) su 73 alimenti destinati ai bambini: 58 convenzionali e 15 biologici. L’analisi ha rilevato la presenza di almeno un pesticida in 22 dei 58 prodotti convenzionali (il 38%), mentre nei 15 di origine bio non è stata trovata alcuna traccia di fitofarmaci.
La presenza di residui di pesticidi è sempre un rischio per la salute ma nel caso dei bambini lo è ancora di più. I bambini infatti mangiano e bevono di più degli adulti in proporzione al loro peso corporeo e quindi, se i cibi le contengono, vengono a contatto con una quantità maggiore di sostanze tossiche. Inoltre i loro organi, come fegato e reni, hanno una capacità inferiore di rimuovere i pesticidi. Per questi motivi alcuni studiosi hanno evidenziato che la tossicità dei pesticidi sugli organi vitali dei minori risulta amplificata rispetto agli adulti fino a 10 volte sui reni e in misura diversa anche su fegato, polmoni e bronchi.
Tra i pesticidi trovati nei prodotti analizzati: l’acetamiprid, neonicotinoide dannoso per le api e gli esseri umani; il captano, collegato al rischio di sviluppare patologie oncologiche; il fludioxonil, sospettato di danneggiare lo sviluppo fetale e causare mutazioni nel sistema immunitario e ormonali. I prodotti contenenti mele sono stati quelli con i più alti livelli di residui di pesticidi.
Un risultato preoccupante anche se va rilevato un trend positivo. Infatti confrontando i risultati con uno studio analogo condotto nel 1995 emerge che la percentuale di prodotti contaminati è scesa dal 53% al 38% e non ci sono più alcuni pesticidi particolarmente pericolosi come per esempio il clorpirifos.