C’è voluto il Consiglio di Stato per assicurare l’accesso all’acqua potabile agli abitanti dei Comuni limitrofi al lago di Vico. Ad un anno di distanza dalla notifica dei primi ricorsi si vedono i frutti dell’azione legale intrapresa da Lipu e ClientEarth in difesa del territorio del Lago di Vico e della popolazione dei Comuni di Ronciglione e Caprarola, in provincia di Viterbo.
La vicenda inizia lo scorso febbraio quando il Tar del Lazio ha rigettato i ricorsi relativi ad acqua potabile e conservazione degli habitat con due sentenze che ClientEarth e Lipu hanno deciso di impugnare facendo appello al Consiglio di Stato. Il ricorso in appello in materia di acque è stato accolto con una sentenza definitiva del Consiglio di Stato che obbliga la Regione Lazio a esercitare i poteri sostitutivi e ad attivarsi per garantire la tutela delle acque destinate al consumo umano.
La diretta conseguenza dell’inadempienza agli obblighi previsti dalla normativa di settore da parte della Regione Lazio, delle autorità responsabili della gestione idrica e dei Comuni di Ronciglione e Caprarola è infatti la non potabilità dell’acqua del servizio idrico del territorio, che si somma all’eutrofizzazione del lago di Vico.
Colpa soprattutto alla presenza eccessiva delle alghe rosse che tolgono ossigeno al lago e rendono difficile la sopravvivenza della flora e della fauna rilasciando sostanze chimiche cancerogene e tossiche che non possono essere rimosse mediante processi di purificazione.
Responsabili del sovraccarico di nutrienti che favorisce la presenza delle alghe sono i fertilizzanti utilizzati nelle aree agricole che circondano il lago caratterizzate per lo più dalla coltivazione intensiva delle nocciole. Le piantagioni coprono infatti più di 21.700 ettari nella regione. Lungo le sponde del Lago di Vico c’è praticamente una monocultura.
“A fronte delle crisi ambientali senza precedenti che stiamo vivendo”, aggiunge Giorgia Gaibani responsabile Natura 2000 e Difesa del territorio della Lipu, “è fondamentale che le autorità prevengano l’ulteriore degrado del nostro territorio. Si tratta di porre al centro delle scelte politiche le direttive europee a tutela della salute umana e degli ecosistemi”.
La Regione Lazio ora ha 60 giorni di tempo per attivarsi prendendo tutte le misure idonee a prevenire e contrastare il fenomeno delle alghe rosse.