Gli allevamenti intensivi dei bovini restano fuori dalla direttiva Ue sulle emissioni industriali. Il Parlamento, la Commissione europea e i governi nazionali hanno deciso di escluderli – insieme a buona parte di quelli di suini e avicoli – dall’applicazione della direttiva sull’inquinamento industriale. Se ne potrà riparlare nel 2026 quando potranno essere introdotte eventuali revisioni.
Un’occasione perduta per l’Europa di incidere in modo efficace sulla riduzione delle emissioni. Un duro colpo anche per i piccoli e medi allevatori europei che si trovano a giocare con le stesse regole di quelli molto più grandi e inquinanti.
Rimarranno esclusi dalla direttiva gli allevamenti avicoli che contano fino a 40.000 polli da carne, mentre per le galline ovaiole la soglia si abbassa a 21.500. Per quanto riguarda i suini la direttiva si applica agli allevamenti con più di 1.200 animali (finora la soglia era fissata a 2.000) ad eccezione degli allevamenti di suini biologici o gestiti in modo estensivo.
“L’accordo raggiunto è un autogol per la protezione della nostra salute e quella dell’ambiente, ma anche per tutte quelle piccole e medie aziende agricole che avrebbero tratto solo un vantaggio competitivo dall’imposizione di limiti più stringenti agli allevamenti intensivi più grandi e industrializzati”, dichiara Federica Ferrario, responsabile della campagna agricoltura di Greenpeace Italia. “Abbiamo assistito a una farsa. Gli interessi delle grandi aziende del comparto zootecnico assieme all’ala conservatrice delle istituzioni Ue hanno raccontato una realtà parallela, quando era chiaro che oltre il 99% di tutti gli allevamenti di bovini europei non sarebbe stato interessato dalla revisione”, aggiunge Federica Ferrario. “Bisogna chiedersi perché i decisori politici abbiano lottato così duramente per dare una ‘licenza di inquinare’ a un pugno di maxi-allevamenti, mentre le aree rurali dedicate alla zootecnia intensiva sono invase da tonnellate di liquami che inquinano acqua, suolo e aria”.
La produzione agricola dell’Ue è responsabile da sola del 93% delle emissioni di ammoniaca e del 54% di quelle di metano legate all’attività antropica in Europa: la maggior parte di queste emissioni proviene proprio dagli allevamenti intensivi. La produzione zootecnica è anche responsabile del 73% dell’inquinamento idrico derivante dalle attività agricole dell’UE.
Eppure l’applicazione della direttiva ai bovini e a un maggior numero di suini e pollame avrebbe generato benefici economici 11 volte superiori ai costi. I vantaggi per la salute e l’ambiente derivanti dalla riduzione delle emissioni di metano e ammoniaca sono stati stimati dalla Commissione Ue in oltre 5,5 miliardi di euro all’anno.
L’accordo raggiunto dal Parlamento europeo, dalla Commissione europea e dai governi nazionali dovrà ora essere formalmente approvato dal Parlamento europeo e dai ministri degli Stati membri.