Riconvertire gli allevamenti in chiave agro-ecologica, riconoscere il giusto prezzo ai piccoli produttori e garantire l’accesso a cibi sani e di qualità. Questi gli obiettivi della proposta di legge “Oltre gli allevamenti intensivi – Per una riconversione agro-ecologica della zootecnia” presentata alla Camera da Greenpeace Italia, Isde, Lipu, Terra! e Wwf.
La transizione del settore zootecnico deve partire da un freno all’espansione dei maxi-allevamenti intensivi, specie nelle zone che già subiscono le conseguenze ambientali e sanitarie di un eccessivo carico zootecnico. Attualmente infatti il sistema zootecnico è responsabile in Italia di oltre due terzi delle emissioni di ammoniaca, con conseguenze dirette sulla salute umana. Infatti, l’ammoniaca prodotta dagli allevamenti intensivi è la seconda causa di formazione delle polveri sottili responsabili di decine di migliaia di morti premature ogni anno nel nostro Paese.
“La Pianura Padana dove sono concentrati gli allevamenti intensivi italiani è anche conosciuta come la ‘camera a gas d’Europa’, con valori del PM2,5 spesso superiori alle soglie indicate dall’OMS”, ricordano le associazioni. “Per questo chiediamo di decidere una moratoria sull’apertura di nuovi allevamenti intensivi e di fermare l’aumento del numero di animali in quelli già esistenti, a partire dai territori più inquinati.”
Inoltre – aggiungono le associazioni – gli oltre 700 milioni di animali allevati ogni anno in modo intensivo richiedono un grande uso di risorse spesso sottratte al consumo diretto umano. Due terzi dei cereali commercializzati nell’Unione Europea diventano mangime e circa il 70% dei terreni agricoli europei è destinato all’alimentazione animale, principalmente a coltivazioni come il mais che richiede molta acqua.
Al riguardo le associazioni propongono di ridurre la produzione e il consumo di carne in Italia (peraltro superiori ai valori consigliati dall’Oms) con un piano di riconversione ecologica degli allevamenti intensivi e promuovendo produzioni a più basso consumo di risorse con minori impatti ambientali, sociali e sanitari.
La riconversione del settore zootecnico deve mettere al centro – tanto delle politiche quanto dei meccanismi di sostegno – le aziende agricole di piccole dimensioni che adottano metodi agro-ecologici, e non più il sistema dei grandi allevamenti intensivi. Attualmente l’80% dei fondi europei per l’agricoltura italiana finisce nelle casse delle grandi aziende agricole che costituiscono il 20% del totale delle aziende.
Un sistema che penalizza le piccole imprese e favorisce quelle di maggiori dimensioni: secondo Eurostat, in poco più di dieci anni (tra il 2004 e il 2016) l’Italia ha perso oltre 320 mila aziende, ha assistito a un calo del 38% delle aziende più piccole, a un aumento del 23% di quelle più grandi e del 21% di quelle molto grandi.
Leggi qui il manifesto pubblico e il testo integrale della proposta di legge