Il Parlamento europeo ha compiuto un passo storico per la tutela dell’ambiente: ha votato a favore, in prima lettura, della proposta della Commissione Europea per una legge sul monitoraggio del suolo. La Soil Monitoring Law colmerebbe il vuoto normativo nel diritto ambientale in tema di protezione e sarebbe la prima nel suo genere in Europa.
“Un esito a cui si arriva dopo circa vent’anni di tentativi da parte della Commissione Europea, con testi di direttiva sempre respinti da una blocking minority di Stati membri”, spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. “Non c’è più tempo per rinviare l’assunzione di un impegno forte e vincolante per dotare l’Europa di una direttiva per la protezione dei suoli. Lo abbiamo chiesto da anni: con il progetto Soil4life1 con cui abbiamo attivato iniziative internazionali di sostegno e con un appello per una leadership europea nella lotta al degrado del suolo. È ora che l’Italia faccia la sua parte, essendo tra i Paesi nelle condizioni più precarie per i rischi di desertificazione, per l’erosione dei suoli agrari (causata soprattutto dall’eccesso di lavorazioni) e per il consumo di suolo”.
“Una legge che comunque è molto indebolita rispetto agli obiettivi annunciati dalla Commissione europea appena due anni fa”, sottolinea Damiano Di Simine, responsabile suolo di Legambiente. “Il 61% dei suoli europei è in cattive condizioni di salute, con i suoli agricoli che presentano la situazione peggiore, con il 90,1% classificato come malsano. Dati che sottolineano l’urgenza di agire per preservare la salute del suolo”.
La norma obbligherà i Paesi dell’UE a monitorare e valutare lo stato di salute di tutti i suoli sul loro territorio, anche se risulta un compito più debole rispetto a quello previsto dalla Commissione appena due anni fa. Si è infatti passati dalla proposta di una “Soil Health Law”, che puntava l’attenzione sulla protezione della salute del suolo entro il 2030, all’attuale “Soil Monitoring Law” che ne prevede solo la valutazione.
Un voto che arriva dopo 20 anni di tentativi da parte della Commissione, con testi sempre respinti da una minoranza di blocco di Stati membri. Oggi siamo a un primo step, a cui seguirà a giugno la decisione del Consiglio. Toccherà poi al nuovo Parlamento Europeo il voto finale.