Europee, l’agroecologia nelle urne

© European Union 2024 - Source : EP

Un appello del mondo dell’agricoltura bio per le elezioni europee.
Lo ha lanciato FederBio dalla Festa del BIO Anteprima Terra Madre, lo scorso fine settimana a Roma. Al centro della presa di posizione i contenuti del Manifesto “Elezioni Europee 2024 – per aree rurali vitali e sistemi alimentari sostenibili” di IFOAM OE, la Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica.

Cosa si chiede? Si invitano i deputati e le deputate del prossimo emiciclo di Bruxelles ad “appoggiare politiche sostenibili che incentivino la transizione verso un’agricoltura resiliente e giusta come quella biologica fondata su pratiche non solo benefiche per l’ambiente, ma anche economicamente sostenibili”.

Sei in particolare le priorità indicate dal mondo bio: si va dal ripensare la Politica Agricola Comune per promuovere la biodiversità e sostenere pratiche estensive al rafforzare l’economia e la sostenibilità dei sistemi alimentari attraverso gli appalti sostenibili; si chiede poi di migliorare la scelta dei consumatori attraverso la sensibilizzazione sul costo reale del cibo e la promozione del biologico contrastando il greenwashing; infine si domanda di incoraggiare l’innovazione guidata dagli agricoltori sia promuovendo il biocontrollo che attraverso l’istruzione, l’innovazione e la conoscenza.

“Il Manifesto IFOAM OE fornisce una roadmap chiara, affinché i decisori politici europei possano adottare politiche green che rimettano al centro sistemi agroalimentari sostenibili, resilienti e rispettosi delle persone e degli ecosistemiha dichiarato Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio – Il Green Deal Eu è stato impropriamente indicato come l’epicentro delle proteste del mondo agricolo. La vera criticità, però, è che gli agricoltori non riescono più ad avere un reddito adeguato. I prezzi dei loro prodotti sono sempre più bassi, anche a causa della diminuzione delle rese per le emergenze climatiche e l’aumento dei costi di produzione. Tutti questi fattori sono legati a un modello intensivo, ormai superato, che non ha mai messo al centro il ruolo dell’agricoltore. Puntare sulla conversione biologica significa, invece, ridare valore al cibo e a chi lo coltiva, tutelare l’ambiente e la biodiversità con positive ricadute economiche e sociali”.

Nonostante l’Italia sia tra i Paesi più bio in Europa, con 2,3 milioni di ettari coltivati con metodo biologico e una superficie bio del 18,7%, circa il doppio della media europea, i consumi di prodotti bio non crescono in linea con la produzione.

“Per cambiare il metodo di produzione, occorre modificare anche quello di consumo – ha aggiunto Mammuccini – È fondamentale sensibilizzare i cittadini, trasferendo con chiarezza quali sono le ricadute positive dell’agroecologia per l’economia e la salute delle persone e dell’ambiente. Da un lato si cercano prodotti sostenibili, dall’altro si guarda al prezzo più basso. La chiave è consumare meno ma meglio, puntando su alimenti biologici, sani, di stagione e di prossimità, ma soprattutto evitando gli sprechi. Ancora oggi il 30% del cibo finisce nella spazzatura, incidendo doppiamente sull’ambiente”.

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