Falso ideologico e frode aggravata per aver commercializzato nel periodo compreso tra il 2016 e il 2022 ingenti quantità di prodotti agroalimentari – in particolare mandorle importate dalla California e conserve di pomodoro – spacciati come biologici. Sono questi i reati contestati a sette imprenditori del comparto agroalimentare al vertice di cinque importanti aziende in Italia operanti nel commercio di prodotti da agricoltura biologica. Una truffa che vale oltre 20 milioni all’anno, ma che danneggia pesantemente l’intero settore del biologico, in uno dei periodi storici più complicati per l’agroalimentare.
La reazione di chi crede nei valori del biologico non si è fatta attendere. FederBio, la federazione che comprende le organizzazioni di tutta la filiera dell’agricoltura biologica e biodinamica, non lascia spazio all’indulgenza: “Se le notizie emerse saranno confermate, l’inchiesta può consentire di fare pulizia in comparti agroalimentari tipici del Made in Italy come le conserve a base di pomodoro e le mandorle”. A sottolineare l’importanza delle indagini è il segretario generale di FederBio Paolo Carnemolla che aggiunge: “Episodi come questi costituiscono un grave danno, una concorrenza sleale, per tutti i produttori biologici onesti, e per i cittadini che scelgono un’alimentazione sostenibile a base di prodotti bio. Per questo è ancora più importante garantire la massima trasparenza e rassicurare i consumatori sulla necessità di esercitare il massimo rigore nell’individuare coloro che frodano.”
Le misure cautelari previste dal provvedimento emesso dal gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere prevedono l’interdizione temporanea dell’esercizio di attività imprenditoriale per 12 mesi e il contestuale divieto di dimora nella provincia di Caserta.
Una misura che però non basta a estirpare alla radice un problema così grave. In un’intervista alla rivista il Salvagente, un ispettore di Icea, uno degli organismi storici, tra i primi a certificare bio in Italia, spiega che “sarebbe meglio poter fare più controlli”, ma dato che i fondi sono pochi e gli enti di controllo operano in condizioni di libero mercato, anche se sotto la vigilanza di Accredia, l’ente designato dal Governo, le tariffe devono essere competitive, a scapito di accertamenti più puntuali.
Un tema ben noto a FederBio che da anni, oltre a essere parte attiva nel segnalare alle autorità competenti situazioni a rischio frode (in particolare in alcuni rami e territori critici, come quelli oggetto di indagine nel Casertano), chiede più rigore nei controlli: “Abbiamo sollecitato il Governo affinché dia attuazione alla delega sulla riforma del sistema di certificazione dei prodotti biologici, e questa indagine dimostra come non ci sia più tempo da perdere”.