Salviamo il prosecco dal clorpirifos

vino biologico

La Regione Veneto chiede di usare il pesticida vietato dalla Ue, ma i consumatori vogliono un prosecco green

“Su tre bottiglie di bollicine nel mondo, una è rappresentata dal Prosecco”, ricorda  Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, all’ultima edizione, da record, del Vinitaly. E in effetti i numeri confermano una leadership indiscussa delle bollicine venete che nel 2022 hanno venduto 638,5 milioni di bottiglie per un valore totale di 3,35 miliardi di euro.

Un volume d’affari importante che rende i vigneti veneti un fiore all’occhiello del made in Italy enogastronomico nel mondo e che alimenta un sistema economico fondamentale per il territorio. Ma che rischia di essere compromesso dalla flavescenza dorata, una malattia che sta colpendo in modo devastante ettari e ettari di vigneti del Nord-est. A rischio quindi le produzioni di vino e la rendita delle aziende agricole che hanno bisogno di soluzioni immediate per non arrivare a situazioni irreversibili.

La Regione Veneto, ha quindi chiesto al dipartimento Fitosanitario nazionale l’autorizzazione all’uso del clorpirifos, pesticida utilizzato un tempo ma che, dal 2020, è stato bandito dall’Unione Europea per i suoi danni permanenti sulla salute pubblica.
Richiesta contestata duramente da Andrea Zanoni, consigliere regionale del PD, visto i risultati di recenti studi medici che dimostrerebbero il legame del pesticida con problemi nello sviluppo mentale dei bambini.

Disaccordo all’utilizzo del clorpirifos arriva anche dal Consorzio del Prosecco Docg di Conegliano e Valdobbiadene che sottolineano come l’utilizzo dei principi attivi esistenti e autorizzati siano la strategia da utilizzare, nonché la necessità di segnalare chi non procede secondo le giuste linee guida, rischiando di creare nuovi focolai.

Una vicenda delicata che deve trovare una soluzione a difesa di un settore acclamato in tutto il mondo che rappresenta un’importante fetta del Pil veneto, ma che allo stesso tempo non deve mettere a rischio la salute di chi quelle terre le abita. A decidere sarà l’autorità sanitaria di competenza.

Sicuramente l’utilizzo di pesticidi dovrebbe rappresentare una pratica in fase di esaurimento. Sia per gli obiettivi imposti dall’Unione europea con la Farm to Fork, che impone la riduzione complessiva del 50% dei pesticidi chimici entro il 2030, sia per le richieste che arrivano dal mercato. In Italia, infatti, secondo i dati diffusi da Wine Monitor Nomisma, il 28% dei consumatori sceglie il Prosecco proprio sulla base della presenza di attributi “green” come il bio e la sostenibilità ambientale e sociale. All’estero l’interesse è ancora più consistente: si va dal 32% dei consumatori tedeschi per arrivare al 36% di quelli svedesi e al 40% di quelli statunitensi.