Con i raggi ultravioletti si può dimezzare l’uso di pesticidi

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I risultati di un progetto Enea su frutta e verdura

Le piante trattate con raggi ultravioletti sono più resistenti alle malattie e ai patogeni e consentono perciò di ridurre l’impiego di fitofarmaci fino al 50%. E’ quanto emerso nel corso del progetto di ricerca Enea “Ormesi”, che prevede la progettazione di un piccolo robot a controllo remoto in grado di trattare con raggi ultravioletti frutta e verdura.

I primi test effettuati su basilico, mele e limoni hanno mostrato che le piante trattate con raggi Uv-C (una radiazione con una lunghezza d’onda compresa fra 200 e 280 nanometri, invisibile all’occhio umano) hanno una buona reazione ai comuni patogeni.

È un risultato interessante per ridurre l’impiego di pesticidi nelle coltivazioni intensive replicabile in serra e su colture estese. Per le sperimentazioni sono state utilizzate piante di basilico Ocimum basilicum (tipologia genovese), mele (varietà Golden Delicious) e limoni (varietà Femminello).

“In laboratorio abbiamo dimostrato che un’opportuna dose di luce ultravioletta Uv-C irraggiata su piante e frutti determina una maggiore resistenza ai patogeni e alle malattie pre e postraccolta” spiega Paolo Di Lazzaro del laboratorio Enea. “In pratica la luce ultravioletta crea uno stress positivo a cui la pianta reagisce con la produzione di particolari metaboliti, che per analogia e semplicità potremmo definire ‘anticorpi’ in grado di aumentare le difese naturali e quindi la resistenza ai patogeni delle piante stesse.”

Un effetto che peraltro si protrae nel tempo. Andando nel dettaglio della sperimentazione, infatti, anche dopo 75 giorni dal trattamento le piante di basilico irraggiate a basse dosi con radiazione Uv-C e poi infettate con il patogeno hanno registrato una percentuale di sviluppo fungino minore (30% della superficie fogliare) rispetto al basilico inoculato e non irraggiato (90%).

Nel caso delle mele il trattamento a base di raggi Uv-C ha permesso di rallentare la diffusione del patogeno all’interno del frutto e, di conseguenza, la sua marcescenza.

Risultati preliminari incoraggianti anche per il limone che, dopo 40 giorni dal trattamento, ha registrato l’inibizione totale dello sviluppo del patogeno, mentre nella parte infettata, ma non trattata con luce Uv-C, è stato invaso dallo stesso patogeno.