Realizzare case, strade, viadotti, edifici industriali o commerciali può non tradursi in un danno per l’ambiente e la biodiversità ma al contrario portare un vantaggio proprio in termini ecologici. È il principio alla base del Programma di crediti per la biodiversità in vigore dal 12 febbraio nel Regno Unito: se nella costruzione di edifici e infrastrutture viene danneggiata un’area naturale il progetto deve prevedere il recupero di un’area più che equivalente, se viene abbattuto un bosco ne va piantato un altro un po’ più grande.
Secondo il Biodiversity Net Gain – già in vigore dal 12 febbraio per le opere più grandi – ogni attività edilizia dovrà garantire un aumento della biodiversità del 10% rispetto alla situazione precedente agli interventi. Il risarcimento ambientale può concretizzarsi nel luogo del progetto o realizzarsi altrove attraverso compensazioni. In entrambi i casi il risultato sarà un guadagno per l’ambiente in termini di biodiversità pari al 10%. Per quantificare l’entità del Bng, la normativa ha messo a punto un sistema che misura la quantità di biodiversità da compensare, calcolata in unità di biodiversità standardizzate che tengono conto di elementi come la dimensione dell’area, la qualità, la posizione.
“A livello internazionale è uno dei progetti più ambiziosi finora realizzati”, ha affermato Natalie Duffus, ricercatrice di biologia e geografia dell’Università di Oxford. “Il programma inglese riguarda infatti tutte le nuove costruzioni e tutti gli habitat naturali, mentre altre politiche di compensazione finora adottate prevedono numerose esenzioni o affrontano solo una serie specifica di impatti”.