
di Goffredo Galeazzi
Martedì 24 ottobre all’Europarlamento è stato il giorno dei pesticidi e fertilizzanti. Oltre alla discussa votazione sul glifosato (per cui si chiede un rinnovo di 5 anni, invece di 3 come richiesto dalla Commissione Ambiente), i parlamentari europei hanno approvato la propria posizione negoziale con Consiglio europeo e Commissione UE sui limiti di cadmio nei concimi fosfatici, parte del nuovo regolamento sui fertilizzanti all’esame delle istituzioni Ue. Secondo la risoluzione approvata dal Parlamento i limiti di cadmio per i fertilizzanti in commercio in Ue dovrebbero essere 60 milligrammi per chilo da subito, per essere ridotti a 40 dopo sei anni e a 20 dopo sedici anni.
Il cadmio, metallo pesante contenuto nei concimi a base di fosfati minerali, rappresenta un rischio per la salute umana e, accumulandosi nei terreni, entra nella catena alimentare. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) lo ha classificato come cancerogeno. Molte ricerche scientifiche hanno dimostrato una possibile correlazione tra un’esposizione a dosi di cadmio eccessive e la possibilità di sviluppo di tumori al seno o ad altri organi e tessuti del corpo, come la vescica, il polmone o l’endometrio. Inoltre il cadmio può creare disturbi cardiovascolari come l’ipertensione, e potrebbe essere una causa scatenante di diabete, impotenza e problemi alla prostata. A risentire dell’eccesso di cadmio sono anche i reni.
I nuovi limiti indicati dalla risoluzione del Parlamento Ue renderebbero la legislazione europea la più restrittiva al mondo, tanto è vero che i rappresentanti delle aziende dell’agrofarma hanno espresso una forte opposizione al testo. Tuttavia la risoluzione, approvata con 343 voti favorevoli, 252 contrari e 59 astensioni, non è immediatamente operativa ma avvia una trattativa tra Europarlamento, Consiglio e Commissione Ue. Lasciando aperta la strada alla possibilità di posticipare oltre i 16 anni la data di entrata in vigore del limite dei 20 milligrammi/chilo per il cadmio, qualora vi sia l’impossibilità da parte delle imprese di garantire un’adeguata fornitura di fertilizzanti nel territorio dell’Unione europea.