Dossier Legambiente, troppi pesticidi nelle acque dell’Emilia Romagna

I pesticidi sono ovunque, con presenza di più principi attivi che superano i limiti di legge e le soglie raccomandate. Per fronteggiare i problemi messi in luce dal dossier, occorre diffondere pratiche agricole e di gestione del verde alternative e sostenibili e applicare un sistema di monitoraggio dei pesticidi nell’ambiente

di Goffredo Galeazzi


Decine di pesticidi rilevati nelle acque dell’Emilia Romagna, molti anche contemporaneamente, comprese sostanze messe al bando da anni. Per cambiare rotta occorre un’accelerazione nella modifica delle pratiche agronomiche, con strumenti regionali ma anche con il protagonismo dei consorzi di tutela dei prodotti tipici, e un sistema di monitoraggio dei pesticidi nell’ambiente: è l’appello lanciato da Legambiente Emilia Romagna che ha presentato giovedì 2 novembre a Bologna il dossier “Pesticidi in Emilia Romagna” con i dati 2015-2016 relativi alla qualità delle acque superficiali e al consumo dei pesticidi nel territorio emiliano-romagnolo.

Legambiente rileva che la presenza dei pesticidi nella maggior parte dei campioni analizzati delle acque della Regione “è ubiquitaria, con presenza multipla di più principi attivi che danno luogo a un effetto cocktail”, superando i limiti di legge e le soglie raccomandate. Nel dettaglio, rispetto alla media nazionale delle vendite di pesticidi per ettaro di Superficie agricola utilizzata (Sau) pari a 4,6 kg/ettaro, l’Emilia Romagna risulta nettamente al di sopra con 7,6 kg/ettaro (dati 2014). Dall’indagine emerge comunque un calo dell’utilizzo di fitofarmaci sia a livello nazionale che regionale, con una diminuzione della sostanza attiva di circa il 20% dai primi anni 2000. Crescono le superfici regionali dedicate all’agricoltura biologica, arrivate di recente all’11,3 % della superficie agricola totale, con un aumento del 44% tra il 2013 ed il 2017.

Ciononostante, nel 2015 e 2016 sono oltre 60 i diversi principi chimici rilevati nelle analisi; quasi il 90% delle stazioni monitorate evidenziano almeno una volta la presenza di pesticidi mentre nei due anni analizzati, i singoli prelievi in cui si riscontrano sostanze fitosanitarie oscillano tra il 53% e il 56%. L’analisi sui dati grezzi ha inoltre confermato per il 2016 la presenza rilevabile di alcune sostanze proibite da tempo, come Atrazina e Diuron, il cui utilizzo potrebbe avere effetti anche a lungo termine sulla salute.

I problemi maggiori nel 2016 appaiono localizzarsi nella zona di Bologna, Parma, Piacenza, Ravenna e Ferrara. I superamenti del limite di legge per quanto riguarda la media annua di concentrazione di pesticidi totali si riscontrano con valori notevoli nel torrente Sillaro (Bologna), nel Cavo Sissa Abate (Parma) e Po di Primaro (Ferrara). Non mancano anomalie al Torrente Arda (Piacenza), Canale Destra Reno (Ravenna) e in altri corsi d’acqua a Ferrara e Ravenna.

L’Emilia Romagna, continua l’associazione, è tra le Regioni con un maggior numero di sostanze ricercate (91), ma manca ancora un’indagine sistematica sul glifosato, come del resto su quasi tutto il territorio nazionale, salvo Lombardia e Toscana. Le prime rilevazioni effettuate sul territorio regionale – afferma Legambiente – sembrano comunque testimoniare concentrazioni elevate.

Un altro dato preoccupante per Legambiente, e direttamente legato allo spopolamento o morìa delle api, è la presenza nel 40% dei prelievi del 2016 dell’imidacloprid, un neonicotidoide utilizzato per la concia del mais “la cui autorizzazione è stata limitata per gran parte degli utilizzi proprio perché dannoso per le api”. Incrociando i dati del Conapi, si riscontrano così “concentrazioni di pesticidi elevati su campioni di api” in prelievi effettuati a Carpi (Modena), Castel Dan Pietro Terme, Dozza, Castelguelfo (Bologna).

Per fronteggiare i problemi messi in luce dal dossier, Legambiente indica due campi di azione: diffondere pratiche agricole e di gestione del verde alternative e sostenibili e applicare un sistema di monitoraggio sempre più puntuale dei pesticidi nell’ambiente, approfondendo i loro effetti reali. In particolare Legambiente ritiene necessario arrivare a una sospensione dell’utilizzo di glifosato, nell’ambito di una più ampia strategia regionale di riduzione dei pesticidi, procedendo anche ad analisi specifiche sulla presenza di questa sostanza nelle acque.

 

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