di Goffredo Galeazzi
La conferenza dei presidenti del Parlamento europeo ha dato il via libera ad una commissione speciale per esaminare la procedura di autorizzazione dell’Unione sui pesticidi.
L’iniziativa vuole essere una risposta alle preoccupazioni per l’ok al rinnovo per cinque anni alla commercializzazione dell’erbicida glifosato, decisa assunta dalla Commissione Ue a novembre.
Il via libera alla commissione speciale ora spetta alla plenaria dell’Europarlamento di febbraio. La commissione dovrà valutare le procedure di autorizzazione dei pesticidi nell’Ue; possibili lacune scientifiche nella loro valutazione e approvazione; eventuali possibili conflitti di interesse sull’iter di approvazione; il ruolo delle agenzie UE, e se abbiano staff e finanze adeguati per adempiere ai propri obblighi.
Lo speciale organismo parlamentare avrà 30 membri, e un mandato di nove mesi, estendibile se l’Aula lo riterrà necessario.
La commissione d’inchiesta sui pesticidi non potrà revocare le decisioni già prese. Potrà però spiegare come si è arrivati a autorizzare l’uso del glifosato per altri cinque anni. Chiarezza, informazione e trasparenza sono dunque gli obiettivi che si prefigge la speciale commissione. Per gli europarlamentari il caso del glifosato mostra il problema che c’è nelle agenzie dell’UE. Non apertamente, ma l’Europarlamento vuole capire se l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) abbiano subito pressioni dalla Monsanto, casa produttrice del pesticida, per fornire valutazioni positive orientate a garantirne il rinnovo della licenza. “Non possiamo permetterci nemmeno l’ombra del dubbio”, ha detto la vicepresidente dei Socialisti e Democratici (S&D), Kathleen Van Brempt.
“Grazie al duro lavoro di attivisti e ambientalisti, la questione del glifosato e di altri pesticidi nocivi è stata portata in primo piano nel dibattito politico”, rilevano i Verdi, che chiedono a gran voce di “esaminare il lavoro delle agenzie europee” affinché “siano irreprensibili nella valutazione delle sostanze potenzialmente pericolose”. Nodo della questione la tutela della salute pubblica e dell’ambiente che, proseguono i Verdi, “deve prevalere su qualsiasi altra considerazione e richiede la totale indipendenza del lavoro scientifico”.