Francia, il 72,6% di frutta non bio contiene pesticidi

I dati sulla contaminazione di agrofarmaci nella frutta e verdura in Francia sono stati elaborati dall’Ong francese Générations Future in base alla rilevazione della Direzione generale per gli affari dei consumatori e controllo delle frodi


In Francia il 72,6% di frutta non biologica contiene residui di pesticidi. E’ quanto emerge da un recentissimo rapporto pubblicato dall’Ong francese Générations Future e basato sui dati ufficiali della Direzione generale per gli affari dei consumatori e controllo delle frodi (DGCCRF), che ha esaminato la presenza di residui di antiparassitari in campioni di frutta e ortaggi in Francia.

Dal 2012 al 2016, il 72,6% dei frutti non biologici e il 41,1% delle verdure non biologiche sono stati contaminati dai pesticidi. Tra questi, il 2,7% dei campioni di frutta e il 3,5% dei campioni di verdure hanno mostrato livelli di pesticidi superiori al limite massimo di residui.

INel caso della vigilanza generale  più contaminati sono l’uva (89% dei campioni), le clementine e i mandarini (88,4%) e le ciliegie (87,7%). Inoltre, il 6,6% dei campioni di ciliegie e il 4,8% dei campioni di mango superano il livello massimo di residui. Le verdure più contaminate sono: sedano (84,6%), erbe fresche (74,5%) e indivia (72,7%); il 29,4% del campione di erbe fresche ha superato il limite massimo di residui.

Nel dettaglio, nel 2016, nell’ambito dei piani di monitoraggio e controllo, sono stati analizzati 5.274 campioni di prodotti vegetali (frutta, verdura, cereali, spezie), immessi sul mercato francese e i laboratori hanno cercato tracce di 474 diversi principi attivi. Dei campioni analizzati, 2.945 avevano un contenuto quantificabile di residui di pesticidi. Per 354 di essi, la DGCCRF ha rilevato un’aliquota residua superiore al limite massimo autorizzato, 197 sono stati dichiarati non conformi.  Nel caso della vigilanza generale , il tasso di non conformità registrato nel 2016, pari al 2,1%, è superiore rispetto agli anni precedenti. Tuttavia, questo aumento può essere spiegato dall’acquisizione di nuovi materiali da parte dei laboratori della DGCCRF, che ha permesso la quantificazione di molecole a livelli più bassi.

Il segretario di stato del ministero per la transizione ecologica, Brune Poirson, ha dichiarato in un tweet che il rapporto “ha sottolineato la necessità di fermare l’uso incontrollato di prodotti agrochimici come il glifosato”.

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