Contro la zanzara tigre no insetticidi ma metodi ecologici

Campagna di informazione di WWF, European Consumers, Equivita e Anchise sulla pericolosità delle pratiche di disinfestazione della zanzara tigre promosse dalle amministrazioni comunali nelle strade, nelle case, nei giardini, nei parchi, nelle scuole, negli ospedali: danni per la salute umana e per la biodiversità

di Goffredo Galeazzi


Stop all’uso indiscriminato di insetticidi non solo in campagna, ma anche nei centri urbani per la disinfestazione della zanzara tigre. E contrasto alla proliferazione delle zanzare con la prevenzione e l’intervento sui focolai larvali con metodi ecologici e alternativi integrati. Lo chiedono le associazioni Wwf, European Consumers, Equivita e Anchise nell’ambito della campagna d’informazione sulla pericolosità delle pratiche di disinfestazione promosse dalle amministrazioni comunali nelle strade, nelle case, nei giardini, nei parchi, nelle scuole, negli ospedali.

L’Italia vanta il poco invidiabile primato di consumo di insetticidi nell’Unione Europea, da 2 a 8 volte maggiore dei principali Paesi europei (Spagna, Francia, Germania, Regno Unito). Si tratta di quasi mezzo chilo a testa e più di un quintale per chilometro quadrato di territorio. Una parte consistente di questi prodotti viene usata nelle aree urbane: una pratica immotivata, dettata anche dal terrorismo psicologico creato sulla zanzara tigre, che ha come conseguenza lo spargimento nell’ambiente di sostanze tossiche, con danni per la salute umana e per la biodiversità molto concreti e gravi. Peraltro le zanzare sviluppano, grazie alla loro prolificità e alla loro breve durata di vita, ceppi sempre più resistenti alle sostanze chimiche, rendendo così inutile l’escalation dell’uso di chimica di sintesi.

“E’ da almeno dieci anni che denunciamo questo grave attentato alla salute umana, all’ambiente e a tutte le forme di vita intorno a noi, dieci anni in cui abbiamo lottato perché l’Italia non fosse più lo Stato più avvelenato d’Europa sul fronte degli insetticidi”, ci dice Fabrizia Pratesi, coordinatrice del comitato scientifico di Equivita, ricordando la mobilitazione dell’associazione contro la direttiva sulla brevettabilità della materia vivente e dei geni (Oelgm), approvata nel 1998. “La disinfestazione è diventata una consuetudine dei Comuni, quasi una pratica obbligatoria, ripetuta più e più volte l’anno, senza considerare le conseguenze dell’inquinamento urbano, con pesanti ricadute sulla salute e sulla biodiversità”.

Wwf, European Consumers, Equivita e Anchise sottolineano come gli insetticidi, sommandosi agli altri inquinanti chimici presenti nell’ambiente, producono effetti cronici quali, ad esempio, l’accumulo negli organismi viventi e nella catena alimentare, le alterazioni della funzionalità genetica, le interferenze endocrine.

Le categorie a maggiore rischio per l’esposizione ai pesticidi sono: i bambini, i cui tumori sono cresciuti di oltre il 20% in una ventina d’anni; gli anziani; i sempre più numerosi soggetti colpiti dalla Scm (Sensibilità Chimica Multipla), una sindrome estremamente invalidante, riconosciuta come malattia negli Stati Uniti e in Germania, ma non in Italia, dove i malati si sono riuniti nell’associazione Anchise.

In nome di una falsa emergenza –  denunciano i promotori della campagna – le disinfestazioni continuano a essere consigliate dalle amministrazioni pubbliche e liberamente utilizzate. Senza tener conto di due elementi fondamentali. Primo: si autorizza l’uso di sostanze tossiche, anche vietate in agricoltura, in ambienti urbani. Secondo: gli insetticidi riducono drasticamente le popolazioni dei predatori naturali delle zanzare (pipistrelli, gechi, libellule, uccelli insettivori) e i pochi esempi di biodiversità residua dei centri abitati, sterminando piccoli mammiferi, uccellini, rettili, anfibi, e annientando impollinatori fondamentali come le api e le farfalle. Mentre le zanzare sviluppano una capacità di resistenza ai veleni in continua e accelerata crescita.

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