di Maria Pia Terrosi
In Germania sono crollate le vendite di glifosato: 3.800 tonnellate nel 2016 rispetto alle 5.000 tonnellate del 2010 e alle quasi 6.000 del 2012, in pratica il livello più basso negli ultimi 13 anni. Un calo decisamente al di fuori delle normali oscillazioni delle vendite di pesticidi che cambiano di anno in anno a causa – per esempio – delle diverse condizioni climatiche. Il trend è da mettere in relazione all’accresciuta sensibilità da parte della popolazione tedesca, più consapevole dei rischi del glifosato, definito nel 2015 “probabile cancerogeno” dallo Iarc.
Queste cifre sono state rivelate dal giornale tedesco Spiegel on line a seguito di un’interrogazione parlamentare indirizzata al governo federale. Da questa interrogazione emerge che il maggior utilizzatore di glifosato in Germania è la Deutsche Bahn, il servizio ferroviario nazionale che nel 2016 ne ha usate più di 67 tonnellate, ma che tuttora il 37% dei terreni coltivabili nel Paese viene trattato con diserbanti.
Sull’impiego di diserbanti a base di glifosato alcuni mesi fa i conservatori della CDU-CSU e i socialdemocratici dell’SPD hanno siglato un accordo con cui hanno deciso di porre fine il prima possibile all’uso di questi pesticidi per tutelare la biodiversità.
L’accordo del governo – che punta anche ad avere entro il 2030 il 20% delle terre agricole coltivate con metodi bio e a ridurre l’uso degli antibiotici negli allevamenti intensivi – rappresenta un vero dietrofront rispetto alla posizione assunta dalla Germania lo scorso 27 novembre quando proprio il voto favorevole tedesco aveva reso possibile una nuova autorizzazione all’impiego del glifosato per altri 5 anni in Europa.
Ad oggi in Europa solo la Francia ha deciso di bandire completamente – anche in agricoltura – l’uso di glifosato, entro il 2022. Per quanto riguarda gli usi non agricoli, il glifosato è già vietato dal gennaio 2017 nelle aree aperte al pubblico, in quelle private lo sarà dal gennaio 2019.