Nuovo punto nella lotta ai pesticidi. Lo segna la deputata di Leu Rossella Muroni presentando una mozione che impegna il governo italiano a vietare in maniera permanente l’uso di pesticidi e diserbanti, a partire del tristemente noto glifosato.
L’iniziativa parlamentare prende il via dal rapporto Cambia la Terra 2018, rapporto che – punto per punto – mette in fila i problemi causati del massiccio uso della chimica nei campi.
Il nostro Paese è fra i maggiori consumatori di pesticidi a livello europeo: dall’ultimo Report dell’Agenzia europea per l’ambiente risulta che il consumo di principio attivo nell’Unione europea è mediamente di 3,8 chili per ettaro, ma in Italia sale a 5,7. Nel 2016 in Italia sono stati venduti 125 milioni di chilogrammi di prodotti fitosanitari; per acquistarli è stato speso quasi un miliardo di euro (per la precisione 950.812.000 euro), ancora di più per i fertilizzanti: 1.572.341.000 euro.
La mozione presentata a Montecitorio pone l’accento anche sui tanti finanziamenti che vanno solo in un’unica direzione. Secondo il Rapporto 2018 Cambia la Terra – promosso da FederBio, con il sostegno di Legambiente, Wwf, Lipu e Isde e citato più volte nel documento presentato a Montecitorio- la quasi totalità delle sovvenzioni europee e nazionali va all’agricoltura convenzionale che utilizza pesticidi, diserbanti e fertilizzanti sintetici. Su un totale di fondi europei e italiani di circa 62,5 miliardi, al biologico ne vanno solo 1,8, pari al 2,9 per cento delle risorse.
Facendo propri i principi e le ricerche più volte citate e diffuse da Cambia la Terra, la mozione ricorda che studi internazionali dimostrano che l’uso dei pesticidi comporta costi socio-sanitari per la contaminazione delle acque, per il degrado del suolo e per la perdita della biodiversità naturale. Già quindici anni fa la ricerca Pimentel valutava questi costi per gli USA in circa 10 miliardi di dollari l’anno. Come emerge dal «Rapporto nazionale pesticidi nelle acque, edizione 2018» curato dall’Ispra i pesticidi in Italia sono presenti nel 67 per cento delle acque superficiali e nel 33 per cento delle acque sotterranee e superano i limiti rispettivamente nel 23,9 per cento e nell’8,3 per cento dei casi, con un preoccupante aumento rispetto alle precedenti indagini nazionali. Nelle falde, anche a causa del lento ciclo delle acque sotterranee, permangono anche sostanze chimiche ormai bandite da decenni.
I numeri, quando si parla di pesticidi, sono sempre una triste conta di costi ambientali e sanitari. Così dalle stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), si scopre che nel mondo si registrano oltre 26 milioni di casi di avvelenamento da pesticidi all’anno e 258.000 decessi. Uno studio europeo del 2015 ha poi valutato che l’esposizione prenatale a organofosfati (composti base di molti pesticidi ed erbicidi) fa perdere ogni anno 13 milioni di punti di quoziente intellettivo e provoca 59.300 casi di ritardo mentale, con un costo annuo valutabile tra i 146 e i 194 miliardi di euro.
Anche sul fronte dei cambiamenti climatici, la mozione a firma Muroni vuole ricordare quanto il biologico sia da sostenere rispetto al convenzionale. Secondo il quinto rapporto dell’Intergovernmental panel on climate change, “le anomalie climatiche potranno provocare una riduzione della produttività agricola su scala globale compresa tra il 9 e il 21 per cento, da qui al 2050”. Viceversa, è ormai un fatto appurato che l’agricoltura biologica è un importante strumento per la lotta ai cambiamenti climatici, dato il ruolo fondamentale che riveste nel sequestrare anidride carbonica dall’ambiente e nel restituire la fertilità ai suoli combattendo attivamente fenomeni come la desertificazione, l’erosione dei suoli e l’effetto serra («greenreport», del 10 settembre 2018);
Da anni i pesticidi e i diserbanti, e in particolare il glifosato, sono al centro di un aspro dibattito in Europa e in Italia. Proprio due giorni fa il Parlamento europeo ha chiesto, a larghissima maggioranza, un giro di vite all’utilizzo di pesticidi e una nuova valutazione delle autorizzazioni concesse all’uso di glifosato.
Secondo i deputati che hanno firmato la mozione (oltre a Muroni, Fornaro, Occhionero, Conte) “nella fase attuale non servono più aggiustamenti e modifiche di dettaglio, ma un vero e proprio cambio di mentalità e d’approccio, attraverso il quale nei processi di valutazione e autorizzazione all’uso dei pesticidi vengano sempre messi al primo posto la salute dei cittadini e lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico”.
I dati di crescita del biologico nel nostro Paese e a livello globale “indicano in modo chiaro – si legge ancora sulla mozione – che i cittadini stanno modificando le loro scelte alimentari verso prodotti che offrano maggiori garanzie per la salute e per il rispetto dell’ambiente, facendo crescere il mercato dei prodotti biologici”. Sono infatti 1,9 milioni di ettari di terreni a coltura “bio” (+6,3 per cento sul 2016, il 15,4 per cento sul totale), più di 1.400 punti vendita specializzati e la grande distribuzione organizzata. Va ricordato però che gli agricoltori biologici sono penalizzati da altri costi, come quelli per la certificazione iniziale e per il mantenimento.
Il 4 dicembre 2018 è stata presentata presso la Camera dei deputati la petizione online lanciata dal gruppo «No pesticidi» – già sottoscritta da più di 25 mila persone – che chiede una legge per tutelare le persone maggiormente esposte alle patologie collegate all’uso di pesticidi e diserbanti, ovvero coloro che vivono in zone rurali, i bambini e le donne in gravidanza. Inoltre la petizione chiede che vengano adottate misure di sicurezza non solo per tutelare le popolazioni che vivono in aree rurali ma anche le coltivazioni biologiche dalla contaminazione accidentale, come ha dichiarato Maria Grazia Mamuccini, portavoce della campagna Cambia La Terra e della Campagna Stop Glifosato. È assurdo che oggi siano gli agricoltori del biologico a doversi difendere da chi usa prodotti chimici. L’agricoltore che adotta le tecniche della coltivazione biologica deve avere una fascia di sicurezza per evitare il rischio contaminazione che gli farebbe perdere la certificazione. La fascia di rispetto è una tutela importantissima che deve essere a carico di chi usa prodotti chimici.
La mozione (AC 1-00100) presentata alla Camera da Rossella Muroni impegna il governo, in prima battuta, ad assumere iniziative normative a livello nazionale, oltre che iniziative in sede di Unione europea, per vietare, in maniera permanente, l’utilizzo dei pesticidi e dei diserbanti, e in particolare il dannoso glifosato. Obiettivo: salvaguardare l’ambiente, la biodiversità, nonché la salute pubblica. Traguardo che si raggiunge anche con iniziative normative per favorire lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico. Oltre a ciò, chiede ancora la mozione, è necessario “adottare iniziative normative, a partire dalla revisione del piano d’azione nazionale (Pan) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. Dev’essere introdotta chiaramente e inderogabilmente la fascia di sicurezza per evitare il rischio di contaminazione chimica delle colture biologiche, delle abitazioni e degli spazi fruiti dalla popolazione. Occorre stabilire l’obbligo di avvisare i residenti prima di ogni trattamento chimico. Solo così si garantisce, anche a chi vive in zone agricole, la tutela della salute”.
Occorre che il governo si impegni anche a “uniformare le metodiche di analisi delle acque in tutta la Penisola. Perchè? Nelle acque nazionali, e dunque in tutto l’ambiente e nella catena alimentare, stanno aumentando i residui, di sostanze tossiche, anche in concentrazioni infinitesimali”.
I deputati chiedono anche di “avviare un’indagine, attraverso l’Ispra e l’Istituto superiore di sanità, per verificare il potenziale rischio per le api e gli insetti pronubi per l’utilizzo indiscriminato dei pesticidi, in particolare il glifosato, e dei diserbanti”.
Le richieste dei parlamentari prendono in esame anche l’aspetto economico. La mozione chiede infatti di assumere iniziative per cambiare la destinazione di una significativa quota di risorse pubbliche. E sostenere così un modello agricolo più sicuro, più sano e più equo. Proprio come quello biologico.