commissione pesticidi

Così i pesticidi aumentano il rischio Parkinson

Scoperto il meccanismo molecolare che porta alla degenerazione delle cellule cerebrali.


I pesticidi aumentano il rischio di malattie neurologiche, tra cui il Parkinson. Questo è un fatto noto da tempo. La novità che arriva invece dagli Stati Uniti – ed è rilanciata da Parkinson Italia, Confederazione di Associazioni di volontariato indipendenti – è la scoperta del meccanismo molecolare alla base della degenerazione delle cellule cerebrali. Una nuova ricerca mostra infatti il modo in cui i pesticidi potrebbero aumentare il rischio di ammalarsi di Parkinson.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Neurology, giornale della American Academy of Neurology, da scienziati della University of California di Los Angeles (Ucla). Ecco, in sintesi, i punti essenziali della ricerca-

Qual è il meccanismo?

Lo studio mostra come alcuni pesticidi inibiscano, “addormentino” un enzima chiamato aldeide deidrogenase (Aldh). Questa minor efficacia dell’enzima porterebbe all’aumento del rischio di Parkinson. Non solo. Gli scienziati hanno capito che alcune varianti genetiche potrebbero rendere più vulnerabili a questo disordine.

Che compito ha l’enzima colpito?

L’enzima Aldh gioca un ruolo cruciale nella detossificazione delle cellule, oltre ad entrare anche nella metabolizzazione dell’alcol.

Ma gli scienziati americani hanno scoperto anche che, esposti a pesticidi, gli individui che presentano una variante del gene Aldh2 hanno una probabilità da due a cinque volta superiore di sviluppare la malattia di Parkinson rispetto a persone che non presentano la mutazione genetica.

 Tutto si basa su studi precedenti

Lo studio effettuato presso il Dipartimento di Neurologia dell’Ucla si basa sui risultati di Jeff Bronstein e dei suoi collaboratori, pubblicati lo scorso anno. Il team di ricercatori era riuscito a evidenziare la relazione che intercorre tra l’esposizione ad alcuni pesticidi e il rischio di sviluppare il Parkinson.

Gli studi di Bronstein e del suo team si erano concentrati su un fungicida, il benomil, il cui uso fu vietato già diversi anni fa. Il benomil induce danni ai neuroni dopaminergici tramite l’inibizione dell’attività dell’enzima Aldh. Questa inibizione di fatto provoca l’aumento dei livelli di una tossina normalmente presente nel cervello (Dopal) che è responsabile dei danni neurologici e dei sintomi tipici del Parkinson.

Grazie alla messa a punto di un test che permette di misurare il livello di inibizione dell’attività enzimatica di Aldh in cellule neuronali in vitro, i ricercatori hanno monitorato l’effetto di altri 26 pesticidi attualmente usati in agricoltura. Undici composti, in particolare, appartengono alle quattro classi più comuni: organoclorurati, imidazoli, ditiocarbammati e dicarbossimidi. Cos’hanno evidenziato i ricercatori? Che gli undici composti riducevano l’attività di Aldh in maniera sostanziale: fino al 30% rispetto alle cellule di controllo.

“È stata una sorpresa trovare così tanti tipi di pesticidi che inibiscono l’attività dell’enzima Aldh anche a concentrazioni basse”, spiega Bronstein. “Questi pesticidi sono molto diffusi nell’ambiente e si trovano anche nei cibi, per cui il numero di persone potenzialmente a rischio è notevolmente più alto di quanto ci si aspettava”.

 

Altri articoli

LEAVE YOUR COMMENTS