di Maria Pia Terrosi
Ci siamo riusciti grazie a un grande lavoro di ricucitura del quale – come firmatario della mozione – sono stato uno degli artefici. In pratica siamo riusciti a concentrarci e mettere insieme i punti che abbiamo in comune per andare nella direzione che tutti condividiamo: quella di un’agricoltura che utilizzi sempre meno fitofarmaci. Va però detto che realisticamente ad oggi, secondo me, è difficile pensare di fare a meno del tutto dei fitofarmaci.
Pensiamo ad esempio a organismi come la Xylella o la cimice asiatica: l’unico modo che abbiamo oggi a disposizione per combatterli sono i fitofarmaci. Ciò non toglie che la giusta direzione verso cui andare, l’intenzione di tutti dimostrata dall’approvazione della mozione, è di muoverci per un modello agricolo che usi sempre meno fitofarmaci, fitofarmaci free potremmo dire. E in questo la ricerca può aiutarci a raggiungere l’obiettivo di un impiego di questi prodotti ridotto al minimo. Voglio poi precisare che definire questi prodotti pesticidi non è corretto: il loro nome è fitofarmaci.
Penso che gli agricoltori debbano dare indicazioni chiare e in anticipo quando hanno in programma di fare trattamenti con fitofarmaci. E ovviamente devono farlo rispettando le distanze da scuole e abitazioni e solo quando lo consentono le condizioni meteorologiche, per esempio in assenza di vento.
Questo è essenziale ovviamente per garantire la salute dei residenti, ma anche per quella degli stessi agricoltori. Bisogna infatti evitare di demonizzare gli agricoltori che usano fitofaramci sulle loro coltivazioni, così come è sbagliato mettere in contrapposizione le comunità e gli agricoltori: spesso si dimentica che i primi che hanno a che fare con i fitofarmaci sono gli stessi agricoltori, sono loro le prime vittime.
Sì, è una importante novità. Occorrono ricerche scientifiche che indaghino a fondo su questo problema per capire bene come stanno le cose, se e quali sono i rischi. Sul tema dei residui va anche detto che il problema va affrontato in maniera globale, non riguarda solo l’Italia, l’Europa. Noi importiamo molti prodotti da paesi che non hanno le nostre regole in materia di fitofarmaci e quindi ci troviamo sul mercato prodotti con quantità di residui maggiore. Basti pensare al grano coltivato in Canada sul quale viene utilizzato glifosato in fase d pre-raccolta, secondo modalità vietate in Italia. Questo non è giusto per gli agricoltori italiani e per i consumatori.
La Legge sul biologico è passata alla Camera e stiamo lavorando per l’approvazione al Senato. E’ intenzione del governo approvarla. L’agricoltura biologica in Italia sta ottenendo grandi risultati, con tassi di crescita significativi . E gli stessi agricoltori sono sempre più interessati al modello biologico che conquista crescenti fette di mercato.