di Goffredo Galeazzi
Il fondamento dei nostri sistemi alimentari è gravemente minacciato. La biodiversità cruciale per il nostro cibo e l’agricoltura sta scomparendo di giorno in giorno. Molte specie associate alla biodiversità, come le api, sono gravemente in pericolo. Lo documenta il report della Fao sullo stato della biodiversità mondiale per l’alimentazione e l’agricoltura che presenta prove crescenti e preoccupanti che la biodiversità che sta alla base dei nostri sistemi alimentari sta scomparendo, mettendo a rischio il futuro dei nostri alimenti e della nostra salute.
Il rapporto, preparato dalla Fao sotto la guida della Commissione sulle risorse genetiche per l’alimentazione e l’agricoltura e presentato lo scorso 22 febbraio, evidenzia che la biodiversità è fondamentale per salvaguardare la sicurezza alimentare globale, per sostenere diete sane e nutrienti, per migliorare i mezzi di sussistenza rurale. “Dobbiamo utilizzare la biodiversità in modo sostenibile, per poter rispondere meglio alle crescenti sfide del cambiamento climatico e produrre cibo in un modo che non nuoccia al nostro ambiente”, ha affermato il direttore generale della Fao, José Graziano da Silva alla presentazione del rapporto. ”Meno biodiversità significa che piante e animali sono più vulnerabili a parassiti e malattie mettendo a rischio la sicurezza alimentare e la nutrizione”.
Delle circa 6.000 specie di piante coltivate per il cibo, meno di 200 contribuiscono in modo sostanziale alla produzione alimentare globale e solo nove rappresentano il 66% della produzione totale di colture. La produzione mondiale di bestiame si basa su circa 40 specie animali, con solo una manciata che fornisce la stragrande maggioranza di carne, latte e uova. Delle 7.745 razze di bestiame locali segnalate a livello mondiale, il 26% è a rischio di estinzione. Quasi un terzo degli stock ittici è sovrasfruttato, più della metà ha raggiunto il limite sostenibile.
Foreste, pascoli, mangrovie, praterie di alghe, barriere coralline e zone umide in generale – gli ecosistemi chiave che forniscono numerosi servizi essenziali per l’alimentazione e l’agricoltura e ospitano innumerevoli specie – sono anch’essi in rapido declino.
Tra le principali cause di perdita di biodiversità, vengono indicate i cambiamenti nell’uso e nella gestione della terra e dell’acqua, seguiti da inquinamento, sovrasfruttamento, cambiamenti climatici, crescita demografica e urbanizzazione.
Non tutto è però perduto, perché le pratiche favorevoli alla biodiversità sono in aumento. Il rapporto evidenzia un crescente interesse verso pratiche e approcci compatibili con la biodiversità. L’80% dei 91 Paesi interessati dal report dichiara di utilizzare una o più pratiche e approcci rispettosi della biodiversità quali: agricoltura biologica, gestione integrata dei parassiti, agricoltura conservativa, gestione sostenibile del suolo, agroecologia, gestione forestale sostenibile, agroforestazione, pratiche di diversificazione in acquacoltura, approccio ecosistemico a difesa della pesca e dell’ecosistema. Gli sforzi di conservazione, sia in loco (ad es. aree protette, gestione delle fattorie) che fuori sede (banche genetiche, giardini zoologici, collezioni di colture, giardini botanici) stanno aumentando a livello globale, sebbene i livelli di copertura e protezione siano spesso inadeguati.
Ecco alcuni esempi di quello che sta succedendo, in positivo e in negativo:
• In Gambia, le enormi perdite di alimenti selvatici hanno costretto le comunità a ricorrere ad alternative, spesso alimenti prodotti industrialmente, per integrare le loro diete.
• Nelle foreste amazzoniche del Perù, si prevede che i cambiamenti climatici porteranno alla “savanizzazione”, con impatti negativi sull’offerta di alimenti selvatici.
• Gli agricoltori californiani permettono alle loro risaie di allagare in inverno invece di bruciarle dopo la stagione di crescita. Questo fornisce 111.000 ettari di zone umide e uno spazio aperto per 230 specie di uccelli, molti a rischio di estinzione. Di conseguenza, molte specie hanno iniziato ad aumentare di numero e il numero di anatre è raddoppiato.
• In Francia, circa 300.000 ettari di terra sono gestiti utilizzando principi agroecologici.