Il Ddt avvelena le acque del Mediterraneo. Nonostante sia stato bandito in Italia dal 1978, persiste e contamina pesantemente il Mare Nostrum. Ma le sostanze inquinanti che appestano le acque di tutta Europa sono molte. Purtroppo. L’inquinamento dei mari da sostanze sintetiche e metalli pesanti è un problema su vasta scala in Europa. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) tra il 75 e il 96% delle acque regionali europee presenta un problema di contaminazione.
Il Rapporto “Contaminants in Europe’s seas” appena pubblicato mostra che tutti e quattro i mari regionali in Europa hanno un problema di contaminazione su larga scala, che va dal 96% dell’area nel Mar Baltico al 91% del Mar Nero, dall’87% del Mediterraneo al 75% del Nord Atlantico. La copertura dell’area valutata è buona, dice il rapporto dell’Aea, ma varia considerevolmente da regione a regione. Nel Mediterraneo, ad esempio, resta limitata al largo. Al di là delle limitazioni che ancora rimangono nei campionamenti e nelle analisi, si tratta comunque del primo tentativo di mappare la contaminazione nei mari europei in modo coerente e di controllare le tendenze delle sostanze pericolose di lunga durata.
Il Dicloro-Difenil-Tricloroetano, da cui la sigla Ddt, fu il primo insetticida moderno ed è senz’altro il più conosciuto: venne usato dal 1939 per debellare la malaria. Nel 1950 è la Food and Drug Administration statunitense a riconoscere che “con tutta probabilità i rischi potenziali del Ddt sono stati sottovalutati”: si cominciano a porre alcune restrizioni al suo uso. Dal 1972 viene proibito negli Usa e dal 1978 anche in Italia. Per l’Unione europea il Ddt presenta possibili effetti cancerogeni e l’Agenzia Internazionale per il cancro (Iarc) lo inserisce nella categoria 2B “possibile cancerogeno”.
Il rapporto dell’Agenzia è piuttosto critico con i target che la comunità internazionale si è posta in fatto di tutela dell’ambiente marino: per l’Aea, ad esempio, è improbabile che le acque che bagnano l’Europa raggiungano un buon livello di protezione ecologica entro il biennio 2020-2021. Questo perché molti inquinanti hanno la capacità di
persistere e avvelenare le acque anche per diversi anni e dunque è necessaria una vera e propria rivoluzione: per tutelare le acque, occorre lavorare a monte e vietare tout court l’uso di alcune sostanze. Solo così, sapendo che i veleni non arriveranno in acqua, si potrà assicurare un buon livello di protezione.
Il Ddt è un pesticida tossico persistente che, dal 1962 (88 anni dopo essere stato sintetizzato), è stato riconosciuto avere impatti ecologici negativi ad ampio raggio. Il Ddt è ancora utilizzato in Sud America, Asia e Africa. Va ricordato che il Ddt è tossico anche per i mammiferi.
Tra i contaminanti trovati nelle acque del Vecchio Continente, i ricercatori hanno individuato pesticidi, metalli pesanti e prodotti farmaceutici.
Il rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente si sofferma anche sulla situazione nell’Artico. Nonostante la bassa densità di popolazione e un basso livello di attività economica, il mare è risultato contaminato. I livelli sono talmente alti che si chiede alle donne in gestazione di limitare la quantità di pesce e mammiferi marini locali nella dieta. Le sostanze inquinanti sono trasportate nelle acque artiche da correnti oceaniche e per deposizione atmosferica. Anche il cambiamento climatico ha aumentato i livelli di inquinamento degli ecosistemi marini artici: il prolungarsi della stagione estiva e lo scioglimento di neve, ghiaccio e permafrost hanno portato grandi rilasci di sostanze catturate nella criosfera durante l’inverno.