di Maria Pia Terrosi
In Italia ogni anno si consumano 13 miliardi di uova, circa 215 uova a testa. Vengono quasi tutte dai 40 milioni di galline ovaiole presenti nei 14.400 allevamenti italiani. Ma come sono prodotte queste uova? Come vengono allevate le galline? Cosa mangiano?
Non tutte le uova infatti sono uguali: differiscono per dimensione, freschezza, ma soprattutto per le qualità legate alle modalità con cui sono allevate le galline. Meglio uova prodotte da galline alimentate in maniera più naturale e non con mangimi modificati e con farine animali, che vivono in condizioni di maggiore benessere e meno soggette ad ammalarsi, libere di razzolare e non rinchiuse in pochi centimetri quadrati: non è solo una scelta etica, fa bene alla nostra salute. Molte ricerche hanno infatti dimostrato che le uova biologiche hanno migliori caratteristiche nutrizionali: ad esempio hanno un contenuto maggiore di vitamina A e E, sono più ricche di omega 3 e di beta carotene. E costano solo pochi centesimi di più.
Capire cosa si sta comprando per scegliere consapevolmente è essenziale. Dal primo gennaio 2004 sul guscio di ogni uovo è stampato un codice alfanumerico dal quale si ricavano molte informazioni importanti.
Il primo numero di questo codice indica la tipologia di allevamento: 0 se le uova provengono da allevamento biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 nelle gabbie. Le differenze non sono poche. Negli allevamenti biologici – codice 0 – le galline sono libere di muoversi in un’ampia zona di pascolo e possono essere alimentate solo con mangimi di origine biologica, vietati l’uso di additivi per favorire la crescita, amminoacidi sintetici, mangimi modificati geneticamente e farine di pesce. Le galline allevate all’aperto – codice 1 – hanno a disposizione un’area di pascolo pari a 4 metri quadrati per ogni animale. Non vi sono però vincoli circa la tipologia di mangimi. Il codice 2 è riservato alle galline allevate a terra – termine decisamente fuorviante – che vivono rinchiuse in grandi capannoni dove ci sono 7 galline per metro quadrato; nessun vincolo sul tipo di mangime. Infine – codice 3 – gli allevamenti in gabbia o batteria: qui per ogni metro quadrato sono previste 14 galline rinchiuse in gabbie alte 40 centimetri, stimolate con luce artificiale alla deposizione delle uova.
Dopo il codice che indica la tipologia di allevamento, nella stringa stampata sul guscio è indicata la sigla della nazione in cui è stato deposto l’uovo: IT nel caso di uova prodotte in allevamenti italiani.
A seguire le tre cifre del codice Istat del comune in cui si trova l’allevamento e la sigla della provincia di appartenenza del comune stesso.
Infine, gli ultimi numeri indicano il codice distintivo dell’allevatore.
Sull’imballaggio esterno delle uova sono invece riportate informazioni riguardanti la freschezza. Le uova contrassegnate dalla lettera A sono uova fresche o extra fresche. Consegnate giornalmente ai centri di imballaggio possono mantenere la dicitura A extra fino al nono giorno dalla deposizione. La lettera B indica uova di seconda qualità o conservate; la C è usata per uova declassate e destinate all’industria alimentare (non sono comunque utilizzate nella preparazione di prodotti a marchio bio).
Infine sulla confezione, oltre alla categoria, è indicata anche la dimensione delle uova. In questo caso la sigla XL viene assegnata alle uova grandissime che hanno un peso minimo di 73 grammi; L alle uova con peso minimo di 63 grammi. A seguire M che indica le uova di taglia media, dal peso minimo di 53 grammi e S per le uova più piccole con peso inferiore di 53 grammi.