Ricca di proteine vegetali, di vitamine e minerali come fosforo, magnesio, ferro e zinco, povera di grassi e priva di glutine, la quinoa è considerata uno degli alimenti più salutari presenti sulla faccia della Terra. Un super food il cui consumo negli ultimi anni è esploso nel mondo occidentale. Anche perché particolarmente apprezzato da vegetariani e vegani come alternativa alla carne.
La quinoa si produce soprattutto in Peru, Bolivia e Equador: 190 mila tonnellate l’anno, ma il dato si riferisce ad alcuni anni fa e il trend è in continua crescita. In Bolivia, ad esempio, dal 2000 al 2009 la produzione di quinoa è aumentata di 40 volte e più della metà del raccolto finisce sul mercato statunitense.
Ma c’è un problema. Se tradizionalmente la quinoa si coltivava sugli altopiani delle Ande ad altitudini superiori a 3.000 metri, oggi per far fronte al boom della domanda gli agricoltori la coltivano anche in aree diverse rendendola di fatto una monocoltura al pari di mais e soia. E, per guadagnare spazio, hanno confinato in aree sempre più piccole gli allevamenti di lama e alpaca che sono funzionali al processo perché forniscono concime naturale per la quinoa. Così, per spingere la produzione anche in territori meno vocati, i contadini andini utilizzano sempre maggiori quantità di fertilizzanti di sintesi e hanno abbandonato la rotazione delle colture. Risultato: perdita di biodiversità e impoverimento dei suoli, tanto che in alcune zone le rese di quinoa sono passate da 800 chili per ettaro a meno di 560. Inoltre, per gestire la presenza degli insetti dannosi per questa pianta più presenti alle quote più basse, si utilizzano grandi quantità di pesticidi, con ripercussioni pesanti sull’ambiente.
Agli impatti ambientali vanno poi aggiunti quelli sociali. La quinoa è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle chenopodiacee, come gli spinaci e altri vegetali comuni, alla base dell’alimentazione delle popolazioni andine da più di 5.000 anni proprio per le sue caratteristiche nutrizionali. Oggi visto il boom della domanda nei paesi occidentali, la quinoa ha raggiunto prezzi elevatissimi, fino a 8.000 euro a tonnellata per le varietà più pregiate. Di conseguenza, essendo diventato più conveniente esportarla, non viene più consumata dalle popolazioni che la coltivano e la loro dieta si è impoverita.