Salviamo le api: in Italia persi 200mila alveari in 5 anni

La presidente di FederBio ai microfoni di Radio24: il bio protegge in primo luogo gli agricoltori

di Maria Pia Terrosi


“Le api sono fortemente minacciate dai pesticidi di sintesi chimica. Non a caso l’Unione europea negli ultimi anni ha vietato l’uso di alcuni pesticidi neonicotinoidi. In Italia negli ultimi 5 anni si sono persi 200.000 alveari e i pesticidi sono tra i responsabili – insieme ovviamente ai cambiamenti climatici – di questa perdita. In realtà siamo di fronte a un modello agricolo non più sostenibile, non solo per le api, ma anche per l’ambiente e le persone. Le api poi non solo sono un indicatore ambientale importante, ma sono fondamentali per l’agricoltura. Pensiamo ad esempio alla coltivazione della frutta: senza il servizio di impollinazione svolto dalle api, i frutteti produrrebbero molto meno“. Di agricoltura biologica, dell’importanza delle api per la nostra agricoltura e della petizione europea per tutelarle “Salviamo api e agricoltori” che in poco più 10 giorni ha già raccolto 100 mila firme si è parlato a “Si può fare”, programma di Radio 24 che ha ospitato Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio.

Fare agricoltura in maniera sostenibile – ha ricordato – è anche a favore degli agricoltori. “L’attuale modello agricolo industriale punta a ottenere la massima produzione per abbassare prezzi dei prodotti. Ma in realtà l’agricoltura è in crisi e gli agricoltori non riescono a portare a casa un reddito dignitoso per la loro attività. Il nostro obiettivo è creare valore ripartendo dall’equilibrio naturale degli agroecosistemi. Oggi in agricoltura si punta proprio sull’agroecologia: ricreando equilibri si riduce l’uso dei pesticidi di sintesi chimica le cui prime vittime sono proprio gli agricoltori, i soggetti più a rischio insieme ai bambini e donne incinte“.

“Se è vero che oggi il biologico ha una produzione inferiore fino al 20% rispetto alle produzioni convenzionali, bisogna però guardare alla stabilità di produzione nel tempo. Un recente Rapporto Onu ha evidenziato che oggi nel mondo il 20% dei terreni agricoli sono sovrasfruttati e producono meno. A questo va aggiunto il fatto che produciamo il 30% di cibo in più che poi finisce nei rifiuti. Un super sfruttamento non garantisce ai giovani di domani cibo sano e sufficiente per tutti: non è la strada giusta. Occorre puntare su un’agricoltura biologica e di piccola scala che valorizzi il territorio e produca cibo nel rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini “.

Per fare questo – ha concluso Maria Grazia Mammuccini – servono ricerca e innovazione.  “Nel biologico non sono ammessi pesticidi di sintesi chimica ma si possono usare antagonisti naturali e prodotti di origine naturale meno impattanti e sono allo studio tante soluzioni alternative alla chimica di sintesi come funghi e batteri. Ma occorre anche cambiare paradigma. Ad esempio modificare un po’ la dieta, mangiando meno carne e consumando più prodotti di stagione. In questo modo il biologico può sfamare il pianeta”.

 

Qui l’intervista integrale

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