di Maria Pia Terrosi
A volte anziché risolvere i problemi è più semplice cambiare il modo per valutarli. O per sottovalutarli. Sembra proprio questa la via scelta dalla statunitense Environmental Protection Agency in versione Trump. L’agenzia statunitense ha appena pubblicato un nuovo metodo di valutazione dei danni prodotti dai pesticidi per le specie in pericolo (Revised Method for National Level Listed Species Biological Evaluations of Conventional Pesticides) che, invece di stimare i rischi sulla base dei valori massimi consentiti di utilizzo dei prodotti, si baserà sulla quantità effettivamente impiegata in una determinata area.
Il che se può sembrare logico in realtà si traduce in un scelta miope. Il problema infatti è che questi dati non sono disponibili per tutte le aree geografiche e questa carenza provocherà una sottostima dei rischi per le specie in pericolo. Il nuovo metodo inoltre – come ammoniscono molti cittadini e gruppi ambientalisti – non considera gli effetti prodotti dai pesticidi che finiscono nei corsi d’acqua. O quelli indiretti, come la perdita di insetti impollinatori che si nutrono di piante a rischio di estinzione.
“Questo nuovo metodo vergognoso dà la priorità ai profitti dell’industria dei pesticidi rispetto alla protezione degli animali e delle piante più minacciati d’America”, ha dichiarato Lori Ann Burd, del Center for BiologicalDiversity. “È chiaro che i pesticidi hanno un effetto devastante su alcune delle nostre specie più vulnerabili e che l’amministrazione Trump è intenzionata a non adottare le protezioni necessarie.”
Al contrario il nuovo metodo ha riscosso il consenso dei produttori dei pesticidi, che peraltro da anni avevano spinto per rivedere l’approccio precedente, più severo, che aveva portato a ritenere alcuni pesticidi (tra cui clorpirifos, diazinone e malathion) rischiosi per oltre 1.000 specie in pericolo.
D’altronde che molte specie siano fortemente minacciate dalla chimica è confermato dalle due ultime valutazioni pubblicate proprio dall’Epa in questi stessi giorni riguardanti due pesticidi neurotossici, ilcarbarile e il metomile. Ne è emerso che questi prodotti potrebbero danneggiare più di 1.000 specie protette. Rispettivamente l’86% e il 62%, tra cui la gru convulsa, la volpe di San Joaquin e tutte le specie di salmone.