Contadini resistenti

Dopo la presidente FederBio Maria Grazia Mammuccini, la testimonianza di un produttore biologico del Nord Italia, Antonio Tesini, della cooperativa Ca’ Magre. Con due parole chiave: vendita diretta nei mercati ed economia solidale.

di Barbara Battaglia


“Siamo una cooperativa agricola nata 32 anni fa, nell’88, nella bassa pianura veronese – racconta Antonio Tesini, in diretta da una serra di fragole – . Questa cooperativa è nata come una scommessa di quattro ragazzi che, non contenti del loro lavoro, hanno voluto ‘ritornare alla terra’”.

Arriva dal profondo Veneto la seconda intervista della campagna “Restiamo in campo”, realizzata e promossa da Cambia la Terra per capire come vivono i produttori biologici il periodo della pandemia.

Oggi è stato infatti ospite della rubrica, condotta dalla giornalista ambientale Simonetta Lombardo, Antonio Tesini, della cooperativa agricola Ca’ Magre, a Isola della Scala, in provincia di Verona, che produce ortaggi biologici.

“Dopo un’esperienza in aziende agricole dove non si faceva biologico – continua Antonio Tesini – abbiamo capito la non sostenibilità dell’agricoltura convenzionale. Da lì abbiamo costruito questo progetto dal nulla, con due agricoltori biologici che ci hanno dato una mano, siamo partiti con un solo ettaro di terra. Non avevamo nulla però avevamo le idee chiare e la voglia di fare”. E fin da subito l’azienda è stata votata alla vendita diretta “una scelta che allora era rivoluzionaria, per poter portare ai nostri banchi, ai nostri mercatini, che allora erano rari. Noi siamo andati controcorrente, abbiamo cercato di puntare sulla varietà e sulla qualità e non sulla quantità”.

Oggi, però, proprio quel plus, la vendita diretta, rappresenta un problema per molti produttori biologici, a causa dei limiti imposti dai decreti contro il Covid-19. “Ormai da due settimane – spiega Antonio tesini – non possiamo più fare i mercatini: nonostante il governo abbia fatto un decreto che garantisce la vendita di generi alimentari ma i mercati, a livello locale, dunque daordinanze d ei sindaci, sono stati cancellati. Gli assembramenti? Sono lo stesso problema che hanno i supermercati. Infatti noi avevamo trovato delle soluzioni per risolvere la questione, ma non è facile in questo momento dialogare con gli enti pubblici. Noi non vogliamo andare contro le norme però come produttori di cibo, e di cibo di qualità, non capisco perché non abbiamo gli stessi diritti della grande distribuzione. Ci consideriamo contadini resistenti, vogliamo comunque rispettare le regole, però l’impossibilità di vendere i nostri prodotti pensiamo sia una ingiustizia. E d’altra parte riceviamo centinaia di telefonate di persone che vogliono venire a comprare i nostri prodotti, freschi e biologici”.

Perché sarebbero “meglio” i mercatini rispetto alla grande distribuzione? “Non dico che siano meglio, ma – sottolinea Antonio Tesini – quanto meno hanno pari dignità. Intanto sono all’aperto. E poi, così come ci siamo abituati a vedere le persone in fila per fare la spesa, potremmo adottare le stesse norme, perché i clienti si stanno appunto abituando ad aspettare. Vogliamo solo gli stessi diritti della gdo”. Anche perché al momento le alternative ai mercati biologici, purtroppo, non esistono. “Abbiamo provato a fare il porta a porta ma per noi è antieconomico, non essendo organizzati e attrezzati a farlo. Abbiamo anche lanciato un appello ai sindaci. Senza i mercati si rischia la sopravvivenza delle nostre aziende: se non abbiamo gli introiti della vendita diretta, con cosa paghiamo le nostre spese?”.

La cooperativa veneta Ca’ Magre gestisce uno spaccio interno, che serve ovviamente un’utenza limitata, mentre vende il 40 per cento all’ingrosso (Natura Sì è uno dei loro clienti) e il 60 per cento direttamente ai clienti, nei famosi mercatini. E coltiva circa 70 varietà di ortaggi, dalle fragole alle insalate. “La biodiversità per noi è un valore. Ma è costoso, perciò se non abbiamo introiti, un’azienda del nostro genere va in sofferenza”. Per quanto riguarda l’assenza di manodopera, uno dei temi al centro delle polemiche negli ultimi giorni “fino ad ora ce l’abbiamo fatta ma il banco di prova saranno le fragole, perché richiede che dalla stessa pianta si raccolga ogni 2-3 giorni. Noi abbiamo lavoratori sia italiani che persone dalla Romania, che vivono tutte in questa zona. Speriamo bene ed eventualmente faremo un appello a chi volesse venire a raccogliere le fragole, è un’esperienza bellissima. Sarebbe anche interessante che chi acquista i prodotti, che spesso si lamenta per i prezzi, facesse un’esperienza per capire cosa vuol dire lavorare nei campi, e raccogliere le fragole, ad esempio”.

Dialogo con amministrazioni per superare momento di difficoltà

Tornando al tema dei mercati e all’appello rivolto ai sindaci “abbiamo messo in campo tutte le difficoltà, non vogliamo avere trattamenti di favore però chiediamo un dialogo, una collaborazione, una possibilità di confronto con le istituzioni. Noi, come tante altre aziende, vogliamo ricominciare a vendere i nostri prodotti”. Prodotti stagionali e freschi, la cui vendita registra, secondo gli agricoltori – quanto meno, prima del Covid19 – dati positivi.

L’agricoltura, per i soci della cooperativa di Isola della Scala, è anche un mezzo per tutelare l’ambiente: “Noi siamo una cooperativa- spiega ancora Antonio Tesini – crediamo nella cooperazione, siamo nati nel circuito delle Mag, la mutua autogestione, che promuove un’economia sociale e solidale, l’autogestione e il profitto non solo per pochi. Noi per esempio siamo tutti assunti come operai agricoli, se ci sono utili alla fine dell’anno li reinvestiamo, per creare nuova occupazione. Questa è l’economia solidale. Pertanto, la cooperativa ci permette anche di fare progetti di tutela ambientale. Siamo convinti che un’azienda agricola non debba fare tutela ambientale solo con il suo lavoro ma anche con progetti che salvaguardano il territorio. Da vent’anni detraiamo una parte del nostro bilancio agricolo per pagare l’affitto di una zona umida, la Palude della Pellegrina, dove abbiamo avviato un progetto di salvaguardia ambientale. Associato a questo, a dicembre abbiamo acquisito un mulino del 1400 dove vorremmo fare un centro visite per la palude, vorremmo diventasse un bene comune dove poter fare altri progetti, artistico-culturali e museali. L’agricoltura biologica come base, dunque, però secondo noi ci dev’essere sempre anche l’impegno sociale: ci crediamo fermamente”.

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