Il potenziale nascosto degli orti urbani

Cibo sano e a Km zero, contatto con la natura: ecco cosa spinge sempre più persone a coltivare frutta e verdura nelle aree verdi urbane. E secondo una ricerca inglese le città potrebbero diventare autosufficienti

di Maria Pia Terrosi


Orti urbani e il futuro possibile. Le città potrebbero diventare autosufficienti nella produzione di frutta e verdura. A questa conclusione è arrivato lo studio “The hidden potential of urban horticulture” pubblicato su Nature Food e condotto dall’Institute for Sustainable Food dell’Università di Sheffield, nel Regno Unito.

La ricerca ha preso a modello l’omonima cittadina inglese (582.500 abitanti) mappandone  l’intero territorio comunale al fine di individuare gli spazi verdi disponibili alla coltivazione di frutta e ortaggi. Complessivamente a Sheffield le aree verdi disponibili (giardini privati, parchi, aiuole, orti urbani) rappresentano circa il 45% della superficie comunale (38% i soli giardini privati). Lo scenario più estremo proposto dagli studiosi ipotizza che, se tutte queste aree fossero coltivate a orti, si arriverebbe a produrre la frutta e la verdura necessaria a nutrire, con cinque porzioni al giorno, 709 mila persone, cioè un numero superiore alla popolazione cittadina.

La ricerca propone però anche uno scenario più realistico: se si coltivasse solo il 10% degli spazi verdi e il 10% dei giardini privati – oltre agli orti urbani già attivi – si potrebbe soddisfare il 15% del fabbisogno locale, ovvero produrre frutta e verdura per oltre 87 mila persone.

Ma i ricercatori inglesi hanno anche preso in esame la possibilità di utilizzare in tal senso anche i tetti piani. In pratica installare orti urbani sulla sommità degli edifici sfruttando la coltivazione idroponica o acquaponica che comprende la raccolta dell’acqua piovana e l’allevamento di pesci in un sistema circolare. In questo caso se, ad esempio, si coltivassero pomodori sul 10% dei tetti piani di Sheffield,si riuscirebbe a soddisfarne il fabbisogno dell’8% della popolazione, il 60% se si utilizzassero i tre quarti delle coperture.

Orti urbani, cibo sano e senza pesticidi

Le conclusioni espresse dagli studiosi inglesi, pur con i necessari aggiustamenti, possono fornire spunti interessanti per molte aree urbane del pianeta. Il fenomeno degli orti urbani si sta infatti diffondendo, spinto dal desiderio dei cittadini di avere a disposizione cibo sano e senza pesticidi, di dipendere meno dai grandi circuiti produttivi internazionali, di tutelare la biodiversità, di stare a maggior contatto con la natura. D’altronde basta poco: sono sufficienti meno di 20 metri quadrati di terreno per produrre verdura per una persona per un anno intero.

Per quanto riguarda l’Italia, dal 2013 al 2018 gli orti urbani sono cresciuti quasi del 37% secondo  una ricerca di  Coldiretti. In testa l’Emilia Romagna con i suoi 704 mila metri quadrati di orti urbani, seguita dalla Lombardia  con 193 mila metri quadrati e dalla Toscana con 170 mila (dati Istat 2017).

 

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