Due produttori biologici su tre non resisteranno oltre Ferragosto. È uno dei dati drammaticamente più eclatanti di un sondaggio lanciato dalle tre maggiori organizzazioni del comparto, Aiab, FederBio e Assobiodinamica, a partire da una proposta della Fondazione italiana per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica (FIRAB), per rilevare l’impatto economico della pandemia da Covid19 sul biologico.
I tre quarti delle 400 aziende bio che hanno partecipato alla rilevazione sono stati investiti direttamente dalla crisi legata alla pandemia. In termini di liquidità, per il 65% delle imprese che hanno risposto la tenuta è al massimo di tre mesi. Le difficoltà maggiori sono state incontrate dai produttori legati ai canali di distribuzione che prevedono più mobilità delle persone, cioè nella vendita diretta, nel settore alberghiero, nella ristorazione e nei bar.
Poco meno del 10% sono le aziende che ritengono di poter reggere ancora per un anno: molte di queste hanno registrato un aumento delle richieste on line e della consegna a domicilio. Il 16% delle aziende si avvale dell’e-commerce e soprattutto i gruppi più grandi hanno la capacità di riconvertirsi in questa modalità di vendita.
Di fronte a queste problematiche, il bio ha alcune richieste precise: sburocratizzare gli aiuti già stanziati e rendere più snella l’erogazione di risorse della Politica agricola comunitaria (PAC) e del Programma di sviluppo rurale (PSR) già a bilancio, che non derivano da prestiti o debiti per Stato o Regioni.