Quest’anno l’operazione Silver Axe condotta dall’Europol – Ufficio europeo di polizia – si è conclusa con il sequestro di 1.346 tonnellate di pesticidi illegali. Provenienti principalmente da Cina, India, Giappone, ma anche Messico e Usa, erano prodotti destinati al mercato europeo: una quantità sufficiente a trattare 207.000 chilometri quadrati, come dire tutti i terreni agricoli della Germania.
Un sequestro record dunque dal valore di circa 94 milioni di euro, ma che purtroppo rappresenta solo la punta di un iceberg. Attualmente in Europa il mercato dei pesticidi vale circa 11 miliardi di euro all’anno. Secondo la stessa Europol il traffico illegale rappresenta tra il 10 e il 14% di questo mercato, il 13,8% per l’Ocse. In pratica delle 350.000 tonnellate di pesticidi utilizzati ogni anno nei campi europei, ben 48.300 tonnellate sono illegali.
Lo sono per vari motivi. Per esempio perché contengono principi attivi autorizzati in alcuni Paesi ma vietati in Europa. Oppure in quanto sono versioni contraffatte di fitofarmaci regolarmente commercializzati dalle aziende. Oppure perché contengono dosaggi alterati rispetto a quelli previsti dai regolamenti europei. In tutti questi casi si tratta di prodotti pericolosi dei quali non si conoscono gli effetti sull’ambiente e sulla salute. A cominciare da quella degli stessi agricoltori che li andranno a utilizzare.
Dietro il traffico illegale di pesticidi è attiva una vera e propria filiera che, secondo un rapporto delle Nazioni Unite, può coinvolgere fino a 25 diversi soggetti. Complessa e altamente remunerativa. Per avere un’idea: in genere i prodotti vengono acquistati a un prezzo molto basso e rivenduto a cinque volte tanto.
«Il rischio di essere arrestati e condannati è minimo, mentre i margini di profitto per il prodotto sono enormi», precisa in un’intervista a Irpimedia Rien Van Diesen, poliziotto di Europol esperto nella lotta al traffico dei pesticidi illegali.
In questa filiera internet riveste ormai in ruolo di primo piano. Spesso infatti i pesticidi illegali vengono ordinati on line via Amazon o Alibaba. In Polonia, ad esempio, i sindacati degli agricoltori stimano che metà della vendita di pesticidi illegali sia effettuata sulla rete, sfruttando le differenze nelle normative dei vari Paesi.
Nel 2018 Amazon ha dovuto pagare 1,2 milioni di dollari di multa all’Epa – Environmental Protection Agency, l’agenzia di protezione dell’ambiente statunitense – per aver commesso in 5 anni circa 4.000 infrazioni al Fifra ( Federal Insecticide, Fungicide, and Rodenticide Act). In pratica aver consentito a terzi di vendere e distribuire dai magazzini di Amazon pesticidi importati non consentiti in Usa, oppure contenenti informazioni fuorvianti nell’etichetta.
Una nuova azione è stata intrapresa lo scorso giugno dall’Epa. Questa volta riguarda Amazon ed eBay ai quali l’Agenzia chiede di fermare la vendita di pesticidi – rimuovendoli dalla piattaforma – non registrati in Usa e che pertanto non possono essere commercializzati né utilizzati.