A volte le cose si perdono di vista e alla lunga, se il silenzio della memoria si protrae, rischiano di uscire di scena. Sta andando così per la legge sul biologico, ferma al Senato ormai da molti mesi. E sembra stia succedendo anche al Report dell’Ispra (Istituto superiore per la prevenzione e la ricerca ambientale) sulla presenza di pesticidi nelle acque, desaparecido dal 2018.
Peccato che le informazioni e i dati forniti dal Rapporto sulla qualità delle nostre acque siano fondamentali per monitorare lo stato di inquinamento, le pratiche agricole, la salubrità della risorsa acqua. E per poter adeguatamente valutare i rischi per la salute umana connessi con la presenza di queste sostanze.
Insomma sono informazioni vitali nel senso letterale del termine: da loro dipendono scelte che servono a tutelare la vita di molte persone. E’ ragionevole ritardarne ancora la pubblicazione? Questa domanda l’ha posta ufficialmente l’Associazione Medici per l’Ambiente-ISDE Italia chiedendo all’Ispra notizie sui tempi di pubblicazione del Rapporto, vista l’attinenza che i dati contenuti hanno con le tematiche oggetto dell’attività svolta dall’associazione.
Anche perché dall’Annuario dei dati ambientali pubblicato lo scorso giugno – sempre dall’Ispra – era già emerso un aumento della diffusione della contaminazione di pesticidi nelle acque, sia superficiali che profonde. Nel 2018 erano stati trovati residui di pesticidi nel 77% dei punti di campionamento delle acque superficiali e nel 36% di quelle sotterranee. Un valore superiore rispetto ai dati del 2016 che avevano rilevato la presenza di pesticidi nel 67% dei punti delle acque superficiali e nel 33% di quelle sotterranee. Qual è la qualità delle acque che oggi alimentano il sistema idrico legato alla nostra alimentazione?
In occasione della pubblicazione dell’Annuario, Pietro Paris, responsabile della sezione sostanze pericolose dell’Ispra e coordinatore del Rapporto nazionale sui pesticidi nelle acque aveva commentato: “I dati evidenziano una presenza diffusa della contaminazione da pesticidi. Questo dipende anche dal fatto che i controlli sono migliorati sia in termini di copertura territoriale, sia in termini di sostanze cercate. È ragionevole ipotizzare che con il miglioramento delle indagini, specialmente in certe regioni del centro-sud del Paese, verrà alla luce una contaminazione finora non rilevata. Nella maggior parte dei casi le concentrazioni sono basse e inferiori ai limiti stabiliti dalle norme ambientali. Tuttavia, tenendo conto delle lacune conoscitive, è importante evidenziare anche la presenza a basse concentrazioni di queste sostanze, che sono generalmente prodotte artificialmente e non presenti naturalmente nell’ambiente”.