“Proteggere e ripristinare la biodiversità e assicurare il mantenimento dei servizi ecosistemici. In particolare proseguire e migliorare le azioni a tutela degli insetti impollinatori, dai quali dipende oltre il 70% della produzione agricola per la nostra alimentazione, e di monitoraggio dell’habitat coralligeno”. Questi i principali obiettivi della direttiva 2021 emanata dal ministero della Transizione ecologica agli enti parco nazionali e alle aree marine protette. Obiettivi la cui urgenza, secondo quanto sottolinea l’introduzione dell’atto firmato dal ministro Roberto Cingolani, è stata ribadita dalla pandemia in corso e che costituiscono “uno dei pilastri sui cui costruire una ripresa economica dell’Italia agganciata al Green Deal europeo”. Tanto che la “biodiversità” è anche e proprio il nome di una delle due strategie comunitarie riguardanti l’ambiente, insieme alla “Farm to Fork”.
Gli insetti impollinatori sono fondamentali per la salute degli #ecosistemi, da loro dipende oltre il 70% della produzione agricola per la nostra alimentazione. La loro tutela è al centro della Direttiva sulla #Biodiversità 2021.
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Il meccanismo delle direttive ministeriali di “indirizzo delle attività dirette alla conservazione della biodiversità”, come spiega la nota del dicastero, risale all’istituzione delle cosiddette “aree protette”, nel 1991. Da allora periodicamente il ministro dell’Ambiente, ora della Transizione ecologica, emana appunto delle direttive ad hoc. Il documento “Biodiversità 2021” si focalizza sulle azioni dirette ad affrontare il declino degli insetti impollinatori. Anche questo tema è al centro anche della nuova strategia dell’UE per la biodiversità e del relativo Piano per il ripristino della natura. “E’ raccomandato un ulteriore approfondimento conoscitivo sulle cause del declino degli impollinatori – si legge nel testo della direttiva – a partire dalla diminuzione della disponibilità degli habitat e dagli impatti dei prodotti di sintesi utilizzati in agricoltura”. Dunque, un riferimento esplicito ai pesticidi e a quello che possono causare all’ambiente, anche se l’atto è appunto circoscritto alle sole aree protette.
Gli enti parco nazionali, si legge nel documento, dovranno quindi “assicurare la prosecuzione e il consolidamento delle azioni sugli impollinatori”, con particolare attenzione – e varie specifiche – all’attività di monitoraggio. Verifiche che riguardano sia i parchi che le aree marine protette. Queste ultime dovranno osservare l’habitat coralligeno e capire l’impatto che la pesca ha su di esso.
Il primo step della direttiva è il 15 maggio: entro questa data agli enti parco nazionali è richiesto di individuare e proporre piani di azione per la conservazione della biodiversità da sviluppare con altri parchi. Mentre entro il 31 dicembre del 2022 è prevista la relazione finale e la documentazione di rendicontazione.
Qui il testo integrale della Direttiva: https://www.minambiente.it/sites/default/files/direttiva_biodiversita.pdf.