Per l’agricoltura questi sono giorni cruciali. In Italia infatti è stato appena presentato il Pnnr – Piano nazionale di ripresa e resilienza, mentre in Europa si stanno ormai concludendo i negoziati per la Pac – Politica agricola comunitaria. Due passaggi fondamentali per definire su quali basi avverrà la ripresa economica del nostro Paese e quale peso in questo processo avranno l’agroecologia e l’agricoltura biologica che rischiano di rivelarsi occasioni mancate.
Una preoccupazione più che concreta per quanto riguarda il Pnrr. Nelle circa 270 pagine del Piano nazionale di ripresa e resilienza le parole agricoltura biologica e agroecologia non vengono mai citate. Un piano che dovrebbe rilanciare il nostro Paese in termini di ripresa e resilienza si ostina a considerare l’agricoltura alla vecchia maniera: coltivazioni convenzionali, pesticidi, allevamenti intensivi. Dimenticando che proprio questo modello agroalimentare è una delle concause della crisi climatica, dell’inquinamento delle falde idriche, dell’inaridimento dei suoli, della riduzione della biodiversità.
“Il Pnrr riesce a non citare mai l’agricoltura biologica mentre sappiamo – basta guardare i numeri – che è uno dei settori più in crescita nel nostro Paese. Non solo come pratica agricola, ma anche dal punto di vista economico e sociale. Penso ad esempio al tema dei biodistretti, economie di comunità che fanno della qualità e dell’essere in rete un valore aggiunto”. Ad affermarlo è Rossella Muroni, vicepresidente della Commissione ambiente della Camera.
Quella che trapela dal Pnrr è un’idea di agricoltura non centrata sulla produzione di cibo sano e sulla tutela dell’ambiente e quindi sulla salute dei cittadini, ma sulle esigenze del sistema industriale, dove i campi sono pensati come appendice delle fabbriche.
“Mi ha molto colpito che nel Piano nazionale di ripresa e resilienza il tema dei rifiuti e quello agricolo vengono sostanzialmente affrontati quasi congiuntamente con un grande finanziamento del biometano. Ebbene anche io credo che il biometano sia una prospettiva molto importante dal punto di vista energetico, ma legarlo così strettamente al tema agricolo non mi sembra un buon segnale. Significa non avere nessuna intenzione di retrocedere dagli allevamenti intensivi”, aggiunge Rossella Muroni.
“Tenere fuori l’agricoltura biologica dal Pnrr ha il sapore amaro di un’occasione persa. Aggiungo poi che nel Piano non si parla mai neanche di consumo di suolo, non ci sono impegni al riguardo. Ed è molto grave perché così viene tagliata fuori una risorsa che rappresenta un prezioso alleato nel processo di transizione”, interviene Eleonora Evi.
Che la voce dell’agricoltura italiana di qualità sia ignorata in questo dibattito è dimostrato anche dal testo della Pac. Ma fortunatamente la partita in Europa non è chiusa. Sono ancora in corso, infatti, i negoziati tra le istituzioni europee che dovranno trovare un accordo. Proprio per evitare un’altra occasione mancata Eleonora Evi e Rossella Muroni in questi giorni hanno presentato il manifesto Un’altra Pac è possibile!, nel tentativo di migliorare l’attuale testo di riforma adottato lo scorso ottobre dal Parlamento Ue.
Un testo – si legge nel manifesto – che non ha nulla di verde e lascia inalterate le storture della Pac attuale continuando quindi a premiare, nell’erogazione dei sussidi, le grandi aziende che praticano un’agricoltura intensiva, fondata su pesticidi, monocolture e allevamenti intensivi, ovvero il modello di agricoltura che più contribuisce ad accelerare l’attuale crisi climatica e di biodiversità.
Il nuovo testo della Pac infatti non prevede né gli strumenti, né le risorse necessarie per dare concretezza agli obiettivi previsti nei documenti dalle due strategie From Farm to Fork e Biodiversity 2030. Ovvero la riduzione del 50% dell’uso di pesticidi nei campi, del 20% dei fertilizzanti minerali e del 50% degli antibiotici negli allevamenti; la rinaturalizzazione del 10% e la conversione al biologico del 25% della superficie agricola europea.
L’agricoltura ha un ruolo centrale per contrastare la crisi climatica. Indirizzare in maniera sbagliata le risorse della Pac che vale un terzo dell’intero bilancio europeo, ovvero quasi 400 miliardi di euro di soldi pubblici dei cittadini europei, significa porre un ostacolo insormontabile al raggiungimento degli obiettivi climatici che la stessa Europa si è posta per i prossimi decenni. Si legge nel manifesto Un’altra Pac è possibile!.
“Ecco perché, insieme alla deputata Rossella Muroni a marzo abbiamo organizzato un’assemblea pubblica invitando a partecipare le realtà agricole, le associazioni ambientaliste e i cittadini per far sentire la propria voce e chiedere una Pac diversa che rispetti la natura e il lavoro agricolo. Un progetto partecipativo che ha raccolto i contributi di molti e ha portato alla stesura di questo manifesto che ora faremo arrivare ai commissari Ue che seguono i negoziati e al ministro Patuanelli in Italia”, precisa Eleonora Evi.
“Soprattutto con questa iniziativa abbiamo cercato di colmare la distanza che c’è tra la Pac così com’è e quel protagonismo territoriale fatto di buone pratiche e di buone esperienze rappresentato dall’agricoltura italiana di qualità che invece è rimasta assolutamente marginale. Non vogliamo perdere l’occasione di definire con la nuova Pac un modello di agricoltura che tenga conto di quanto sta succedendo in Italia”, conclude Rossella Muroni.