L’approvazione definitiva della legge sul bio diventa ogni giorno più urgente. Perché ogni giorno arriva una conferma dei guasti prodotti da una lunga stagione di uso massiccio della chimica di sintesi e di premi alle tecniche intensive di produzione agricola e di allevamento. Come Cambia la Terra ha documentato, i danni prodotti da queste scelte sono stati profondi. Spaziano dall’impatto sulla biodiversità a quello sulle falde idriche, dalla salute del suolo a quella dei consumatori. Passando per il contributo importante all’aggravarsi della crisi climatica.
Ma c’è un altro danno, economico, che ora viene evidenziato: la conseguenza di decenni di queste politiche è stata l’emorragia delle piccole aziende, spazzate via dall’industrializzazione del settore agricolo. Il problema emerge da un’inchiesta del Guardian: il numero di allevamenti di pollame e bestiame nell’Ue, esclusa la Croazia, è diminuito di 3,4 milioni tra il 2005 e il 2016, attestandosi a 5,6 milioni. Il numero totale di tutti i tipi di aziende agricole nell’Ue è sceso nello stesso periodo da 14,5 milioni a 10,3 milioni”.
Una moria di imprese determinata dal meccanismo della Pac, la politica agricola europea che ha finito per premiare l’intensificazione dei processi agricoli, cioè i sistemi a maggior impatto ambientale: l’80% dei finanziamenti continua ad andare al 20% delle aziende, le più grosse.
In particolare l’impatto sulla biodiversità è stato impressionante. Come ricorda il Guardian, il numero di uccelli dei terreni agricoli nell’Ue si è dimezzato in tre decenni, secondo l’European Bird Census Council. Nel territorio dell’Unione europea solo un quarto delle specie godono di un buono stato di conservazione e l’80% degli habitat chiave è in modeste o cattive condizioni.
Per questo l’Europa ha scelto di puntare con decisione sul biologico, cioè sulle tecniche di coltivazione che permettono di ridurre sensibilmente l’impatto ambientale della produzione, di tutelare il suolo e di proteggere la biodiversità. Il target europeo al 2030 è 25% di campi bio e 10% di aree destinate alla protezione della biodiversità all’interno dei terreni agricoli.