Le emissioni di metano prodotte dalla produzione di carne e latticini negli Stati uniti vengono regolarmente sottostimate: sono dal 39% al 90% in più rispetto a quanto calcolato in precedenza, sostiene una nuova analisi dei ricercatori della New York University e della Johns Hopkins University apparsa sulla rivista Environmental Research Letters. I risultati dello studio indicano che le emissioni potrebbero continuare ad aumentare fino al 2050. “Ciò minerebbe ulteriormente gli obiettivi internazionali di limitare il riscaldamento globale, superando la crescita di 1,5° o 2° Celsius ancora più rapidamente del previsto”, afferma Scot Miller, assistente professore alla Johns Hopkins University e coautore del documento.
Le emissioni di metano hanno raggiunto la cifra record di 596 milioni di tonnellate nel 2017, l’anno più recente per il quale sono disponibili dati completi. Senza regolamenti rapidi ed efficaci per mitigare le emissioni di questo gas serra, che ha una vita più breve nell’atmosfera dell’anidride carbonica ma ha un effetto di riscaldamento più forte, gli scienziati del Global Carbon Project avvertono che il mondo si trova su una china pericolosa e non riuscirà a contenere il riscaldamento globale.
Circa due terzi dell’aumento delle emissioni antropogeniche di metano dal 2009 provengono principalmente dall’agricoltura, in particolare dalla produzione di carne rossa e latticini. Il rimanente viene dalle emissioni derivanti dalla produzione e dal consumo di combustibili fossili.
L’anno scorso la concentrazione di metano nell’atmosfera ha raggiunto il record di 1.875 ppb. Questa traiettoria corrisponde a quella dei modelli climatici che prevedono un aumento della temperatura media globale di 3-4 gradi in questo secolo, afferma Jackson.
“Le emissioni di metano dei bovini sono significativamente più alte rispetto a 10 o 15 anni fa”, afferma Matthew Hayek, uno scienziato ambientale della New York University che studia gli impatti dei sistemi alimentari. Anche l’Unep, il programma delle Nazioni unite per l’ambiente, sostiene in uno studio del maggio scorso che tagliare le emissioni di metano è un modo altamente efficace per ridurre rapidamente il riscaldamento globale.
Lo studio della New York University e della Johns Hopkins University confuta i dati dell’Environmental Protection Agency (Epa) che ogni anno riporta le emissioni in un inventario nazionale dei gas serra. Rivedendo molti di questi studi atmosferici nell’ultimo decennio e monitorando il metano direttamente nell’aria sopra gli allevamenti, è stato trovato più metano di quanto l’Epa si aspettasse proveniente dal bestiame, in quantità che vanno dal 39% al 90% in più rispetto a quanto stimato in precedenza.
Il metano proviene dalla digestione delle mucche e delle pecore, nonché dalle scorte di letame di tutti gli animali d’allevamento. Negli Usa e in Canada, la produzione animale è quasi completamente separata da altre pratiche agricole. Maiali e polli sono allevati in capannoni affollati e il loro letame è immagazzinato in grandi scorte. Le vacche da latte sono ammassate nelle sale di mungitura e, in uno stabilimento intensivo, producono più letame di alcune piccole città.
“Questo studio suggerisce che le banche e le agenzie governative che stanno finanziando l’espansione intensiva degli allevamenti stanno assumendo più rischi climatici di quanto si rendano conto”, afferma Hayek. “I responsabili politici dovrebbero prendere in considerazione le emissioni di metano insieme a una gamma di altri importanti problemi ambientali derivanti dalla produzione concentrata di carne e latticini, tra cui l’inquinamento delle acque e le epidemie di malattie infettive di origine animale, per indirizzare verso una direzione migliore le politiche che guidano i sistemi alimentari”.
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