Cinque tonnellate di pesci morti ma probabilmente sono molti di più. Secondo chi si è immerso e afferma di aver visto il fondo del mare ricoperto di animali morti. E’ successo nella laguna salata più grande d’Europa, quella del Mar Menor nella regione spagnola della Murcia, le cui spiagge in pochi giorni si sono ricoperte di pesci e gamberetti morti.
Un disastro ambientale più volte annunciato che si era già verificato nel 2019 ed ancor prima nel 2016, quando fenomeni di eutrofizzazione eccessiva avevano portato alla morte dell’85% dei pesci della laguna.
Oggi come allora responsabile della crescita fuori controllo delle alghe – che sottraggono ossigeno alle acque portando alla morte dei pesci per asfissia – è principalmente l’uso eccessivo in agricoltura di fertilizzanti azotati. Per questo il primo passo dell’inchiesta aperta in questi giorni dai pm spagnoli è stato il divieto d’uso di fertilizzanti azotati nelle aree agricole entro un chilometro e mezzo dalla laguna.
Una decisione accolta favorevolmente dagli ecologisti. “Pensiamo che sia un buon passo, ma arriva tardi”, ha detto Ángel Sallent, un biologo di Anse, un gruppo di tutela ambientale. “Occorrono provvedimenti urgenti, come il contenimento delle pratiche agricole intensive della zona e la creazione di aree umide intorno alla laguna che potrebbero fungere da filtri verdi. In caso contrario, si rischia che incidenti simili diventino più frequenti”.
Da anni gli esperti ambientali avvertono che l’equilibrio ecosistemico della laguna è fortemente minacciato da decenni di reflussi carichi di nitrati provenienti principalmente dall’agricoltura. La laguna del Mar Menor si trova infatti in prossimità di una vasta area agricola coltivata intensivamente, estesa circa 60.000 ettari. Rappresenta una delle zone di maggior produzione di frutta e verdura del Paese. A questo va aggiunta la pressione prodotta da sistemi fognari di molte città vicine non sempre efficienti e sovraccaricati dal flusso turistico e dagli scarichi idrici legati ad attività minerarie.
Inoltre, secondo la ministra dell’Ambiente spagnolo, Teresa Ribera, negli scorsi anni su questi aspetti sono state tollerate parecchie irregolarità. Ad esempio circa 8.000 ettari di terreno che mancano di “diritti di irrigazione adeguati”, il che significa che in certi casi l’acqua è stata estratta illegalmente, o ne è stata utilizzata una quantità molto al di sopra di quella autorizzata.
Per poter difendere adeguatamente la laguna, Teresa Vicente Giménez, docente di filosofia del diritto all’Università di Murcia, ha proposto di concedere diritti legali al Mar Menor, riconoscendo questo ecosistema come persona giuridica.
Se la proposta fosse approvata, la laguna sarebbe rappresentata da tre gruppi: i tutori legali, un comitato di sorveglianza dei “protettori” e un comitato consultivo scientifico. Inoltre, qualsiasi cittadino o persona giuridica sarebbe in grado di intentare una causa per conto del Mar Menor.
Qualcosa del genere è successo ad esempio in Nuova Zelanda ed Ecuador dove ad alcuni corpi idrici o ecosistemi sono stati concessi privilegi legali. Anche in Colombia alcuni anni fa la Corte costituzionale ha riconosciuto il fiume Atrato come soggetto giuridico: il ministero dell’Ambiente e dello sviluppo sostenibile è diventato il suo tutore legale ed è stata istituita una commissione ad hoc per prendersi cura del fiume.