In Brasile negli ultimi 3 anni il tasso di deforestazione è salito del 75,6%. Le emissioni di gas serra del 9,5% e gli incendi forestali del 24%. Dati preoccupanti che segnano la presidenza Bolsonaro. E ora arriva anche la decisione di allentare le norme sull’impiego dei pesticidi in agricoltura. In queste settimane infatti la Camera dei deputati brasiliana ha approvato un disegno di legge – che ora andrà all’esame del Senato – che in materia di pesticidi elimina i certificati attualmente rilasciati dall’Agenzia nazionale di vigilanza sanitaria (Anvisa).
In pratica, il nuovo processo di registrazione attribuirebbe al ministero dell’Agricoltura la responsabilità esclusiva di approvare i prodotti agrochimici, escludendo l’Anvisa e l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, Ibama, dal processo decisionale.
Il Safer Food Bill è stato presentato dal ministero dell’Agricoltura come un mezzo per semplificare il processo di registrazione dei pesticidi, consentendo ai produttori di essere più competitivi e abbassare i prezzi degli alimenti. Se approvata, la norma sostituirebbe una legge del 1989 che disciplina l’uso dei prodotti chimici per l’agricoltura e modificherebbe le regole della loro produzione, vendita e distribuzione.
La misura è stata accolta con favore dal settore agroalimentare, ma fortemente criticata da numerose associazioni ambientaliste. Tra queste Greenpeace, che ha denominato il provvedimento “dl del veleno”. E’ una norma – ha accusato l’associazione ecologista – che mette a rischio la salute del popolo brasiliano e scatenerà altri danni ambientali in una delle più grandi centrali agricole del mondo.
Victor Pelaez, professore di economia all’Università del Paraná, ha affermato che la legge vigente, quella del 1989, vieta agrofarmaci con agenti che possono potenzialmente causare agli esseri umani problemi di sviluppo, cancro o mutazioni. Ma il nuovo disegno di legge introduce una valutazione basata sul “rischio” delle sostanze. Questo potrebbe consentire l’ingresso di sostanze cancerogene se il rischio non fosse considerato “inaccettabile”. Una definizione che secondo Pelaez è estremamente soggettiva.
Del resto la posizione di Bolsonaro in materia di pesticidi è chiara. Dal 2019 il governo ha autorizzato circa 1.500 nuovi pesticidi. Tra questi molti contengono uno o più dei 37 principi attivi banditi in Europa in quanto considerati pericolosi per la salute dell’uomo e per l’ambiente. Ad esempio l’atrazina. L’erbicida vietato in Italia dal 1992 è tuttora presente in più di 70 prodotti commerciali venduti in Brasile.