Gli uccelli riconoscono i semi trattati con neonicotinoidi e cercano di evitarli. E’ quanto emerso da una ricerca del Wildlife Toxicology Research Group dell’Hunting Resources Research Institute che ha studiato il comportamento degli uccelli – nello specifico delle tortore – in presenza di sementi trattate con imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam che sono tra i neonicotinoidi più utilizzati.
Dalla ricerca è emerso che gli uccelli sono in grado di riconoscere le sementi e i cotiledoni trattati con neonicotinoidi e li evitano. Nel caso del sorgo gli studiosi hanno verificato che la presenza dei neonicotinoidi riduce del 97% il consumo di semi trattati rispetto a quelli puliti.
Ma se gli uccelli granivori selvatici riescono a evitare per lo più le sementi contaminate, basta l’ingestione di pochi semi per avere effetti tossicologici quali anoressia, disturbi neurologici e morte. L’effetto di rigetto studiato non è infatti stato sufficiente a evitare la morte per intossicazione degli uccelli che non hanno rifiutato questi semi. Sono morti nel 38% dei casi per l’imidacloprid e nel 13% per il clothianidin.
La notizia positiva però – si legge nella ricerca – è che “gli uccelli non hanno evitato di consumare sorgo non trattato dopo l’esposizione al sorgo trattato, indicando che l’avversione non si generalizza al tipo di cibo. Questo è un aspetto importante, poiché una generalizzazione dell’avversione avrebbe importanti implicazioni per l’ecologia trofica degli uccelli granivori.”
Gli effetti dei neonicotinoidi sugli uccelli erano stati già oggetto di uno studio dell’Università di Saskatchewan e della York University in Canada. In particolare erano state analizzate le conseguenze sui passeri. Nel caso ad esempio delle migrazioni, gli uccelli che si cibano anche di pochi semi contaminati sono soggetti a inappetenza e disorientamento. Questo significa che hanno bisogno di soste più lunghe tra un volo e l’altro rischiando di rimanere isolati dallo stormo e di non riuscire a sopravvivere.