Per 6 italiani su 10 la garanzia del benessere degli animali da allevamento è un elemento chiave nelle scelte alimentari. Non solo: quasi 7 su 10 sono disposti in tal caso anche a pagare di più.
Sono due dei dati più significativi emersi da un recente sondaggio realizzato da Aisa – Federchimica, Associazione nazionale imprese salute animale in collaborazione con Swg . Dimostrano che la riflessione sul tema degli allevamenti intensivi e del benessere animale non è più un tema di nicchia. Al contrario le scelte dei consumatori evidenziano che i tempi sono ormai maturi per passare a un modo diverso di allevamento.
Benessere animale e allevamento sostenibile saranno i temi al centro del convegno – organizzato da Cambia la Terra nel corso del Sana di Bologna – che si terrà sabato 10 settembre.
Un altro modo di allevare è possibile. Più rispettoso degli animali, dell’ambiente e dell’uomo. E per un allevamento che sia naturale e sostenibile, anche dal punto di vista economico, la strada è quella del biologico.
Allevare in modo sostenibile e attento al benessere degli animali non è solo un tema etico. Non si tratta solo di evitare una vita di sofferenza a un essere senziente, ovvero in grado di provare sensazioni, ma di contenere le conseguenze su ambiente, salute dell’uomo e clima.
Basti pensare che oggi gli allevamenti intensivi sono responsabili del 14,5% delle emissioni globali di gas serra.
Allevamenti sostenibili con un numero controllato di capi allevati permetterebbe di ridurre le superfici di terreni coltivati a mais e soia necessari alla produzione di mangimi e contrastare così la perdita di biodiversità.
Anche la salute dell’uomo è strettamente connessa alle modalità con cui alleviamo gli animali. Prima di tutto in termini di diffusione di malattie e mutazione dei patogeni, visto che il 75% delle malattie emergenti è di origine zoonotica.
Un altro aspetto riguarda l’uso eccessivo di antibiotici che viene fatto negli allevamenti. Nei sistemi intensivi, gli animali vivono ammassati cosa che può anche favorire la trasmissione di malattie e le mutazioni degli agenti patogeni in ceppi più pericolosi.
Per contenere questo rischio gli allevamenti ricorrono agli antibiotici (in Usa l’80% antibiotici è utilizzato negli allevamenti) una pratica altamente rischiosa che può far crescere l’antibiotico resistenza anche negli esseri umani.