Sovranità alimentare deve far rima con agroecologia

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La coalizione CambiamoAgricoltura auspica che la nuova denominazione del ministero aderisca al vero significato del termine 

Da ministero delle Politiche agricole a ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare. Quello guidato da Francesco Lollobrigida è uno dei ministeri del governo Meloni che sono stati oggetto di un cambiamento di nome. Un passaggio significativo secondo le associazioni della coalizione CambiamoAgricoltura che auspicano l’adesione ai principi dell’agroecologia come conseguenza del cambio di denominazione.

“Un governo che vuole restare fedelmente ancorato all’Unione europea – si legge nel comunicato stampa della Coalizione CambiamoAgricoltura – non può ignorare gli obiettivi del Green Deal, a partire dalle Strategie Ue Farm to Fork e Biodiversità 2030. Per questo è indispensabile che il concetto di Sovranità alimentare, diventato parte del nome del ministero seguendo l’esempio francese si rifaccia al significato autentico del termine, così come pensato dai movimenti contadini che lo hanno coniato”.

Le Associazioni ribadiscono che la nuova denominazione adottata dal ministero è un termine nato 25 anni fa in contrapposizione a un modello agroalimentare globalizzato, dominato da potenti attori economici e guidato da un approccio liberista.

“Il concetto di sovranità alimentare”, precisa Mimmo Perrotta, docente di sociologia all’Università di Bergamo sovranità alimentare “è stato coniato negli anni Novanta dal movimento della Via Campesina in opposizione alle politiche del Wto il cui obiettivo è la liberalizzazione del commercio del cibo e lo strapotere delle grandi multinazionali dei semi e dei fertilizzanti. Oggi la Via Campesina è un’organizzazione internazionale riconosciuta anche dalla Fao, che riunisce i movimenti contadini di tutto il mondo e rappresenta 250 milioni di piccoli produttori tra India, Africa, Europa, Indonesia, Brasile e Argentina”.

Il concetto di sovranità alimentare intendeva, dunque, riportare il controllo delle pratiche alimentari nelle mani delle comunità locali e mettere al primo posto i diritti delle persone e dell’ambiente. Una visione quanto mai attuale, che fa riferimento a sistemi alimentari localizzati, legati in forme sostenibili ai territori e alle loro risorse, e a un sistema democratico di partecipazione pubblica attivo nella definizione delle politiche del cibo.

Una visione dunque intimamente legata a quella dell’agroecologia. Proprio per parlare di futuro le associazioni chiedono al ministro un incontro per illustrare la loro visione del futuro dell’agricoltura Italiana. Un’agricoltura che sia in equilibrio con la natura, tuteli il clima e garantisca i fondamentali servizi ecosistemici: obiettivi da raggiungere attraverso l’implementazione del Piano Strategico della Pac post 2022 in corso di approvazione e della definizione di un nuovo piano Piano di Azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (l’ultimo è scaduto nel febbraio 2019).

“Da parte del ministro Lollobrigida – concludono le associazioni – auspichiamo una reale volontà di ascolto e confronto, al fine di condividere i necessari traguardi di sostenibilità delle pratiche agricole e di qualità delle produzioni alimentari. Solo in tal modo la competitività delle produzioni agroalimentari del nostro Paese potrà poggiare su un incremento della sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle aziende agricole e su benefici per i consumatori”.