Obiettivi ambiziosi, sottoscritti da quasi 200 Paesi che adotteranno un nuovo “quadro globale per la biodiversità” con l’obiettivo di alzare notevolmente il livello di protezione e ripristino della natura: “Entro il 2050, – si legge nel documento finale – la biodiversità sarà valorizzata, conservata, ripristinata e saggiamente utilizzata, mantenendo i servizi ecosistemici, sostenendo un pianeta sano e offrendo benefici essenziali per tutte le persone”. Per quella data il tasso di estinzione e il rischio di tutte le specie dovrà essere ridotto di dieci volte.
Un percorso che inizia con l’impegno dei governi nel garantire che, entro il 2030, “almeno il 30% delle aree terrestri, delle acque interne e delle aree costiere e marine, nello specifico le aree di particolare importanza per la biodiversità e gli ecosistemi, devono essere conservate”.
A giocare un ruolo strategico sarà l’agricoltura, settore fondamentale per raggiungere gli obiettivi definiti con la firma all’accordo Onu: entro il 2030, infatti, l’agricoltura intensiva ad alto impiego di chimica di sintesi e gli allevamenti intensivi dovranno dimezzare i fertilizzanti e i rischi “derivanti da pesticidi e da sostanze chimiche altamente pericolose”. Un utilizzo di sostanze riconosciuto tra i principali responsabili dell’erosione della diversità genetica, ma che – ad oggi – è stato decisamente sottovalutato. Per invertire la rotta, è necessario e urgente “garantire che le aree destinate all’agricoltura, all’acquacoltura, alla pesca e alla silvicoltura siano gestite in modo sostenibile. Anche attraverso un aumento sostanziale dell’applicazione di pratiche rispettose della biodiversità, come gli approcci agro ecologici e quelli più innovativi che contribuiscono alla resilienza, efficienza e produttività a lungo termine dei sistemi di produzione e alla sicurezza alimentare”.
Un documento storico perché fissa a livello globale importanti obiettivi di tutela della biodiversità, riconoscendo l’importanza delle altre specie viventi per l’intero ecosistema e che va a rafforzare il Green Deal europeo, già operativo con le strategie Farm to Fork e Biodiversità. Grazie all’accordo di Montreal, la tutela della biodiversità conquista quell’attenzione globale necessaria che la pone tra i principali fattori per la lotta contro i cambiamenti climatici.
C’è ancora molto da fare, ma ora gli agricoltori bio hanno un’arma in più per il loro lavoro di supporto e tutela della biodiversità.