Il carrello della spesa carico di frutta e verdura bio non è più un’abitudine di pochi ma è diventato talmente comune da entrare nell’elenco dei prodotti che compongono il paniere Istat 2023, indice fondamentale per la rilevazione dei prezzi al consumo. Tra i prodotti inseriti quest’anno per migliorare la rappresentatività troviamo infatti: arance, mandarini, limoni, banane, mele, pere, pesche e kiwi, ma anche melanzane, zucchine, peperoni, carote e cipolle, tutti rigorosamente bio.
Una scelta che negli ultimi 10 anni si è rafforzata passando dai 13 milioni di famiglie che nel 2012 compravano bio agli attuali 23 milioni che nel 2022 hanno acquistato prodotti bio almeno una volta nell’ultimo anno. Il trend è dunque passato in questo decennio dal 53% all’89%.
Sono i numeri evidenziati dall’Osservatorio Sana 2022 di Nomisma che indicano il valore degli acquisti di prodotti biologici a livello nazionale: 3,9 miliardi di euro nel 2022. Una cifra importante ma che potrebbe crescere ancora di più. Infatti, se da una parte sempre più italiani si stanno abituando a fare la spesa guardando non solo al prezzo ma anche all’origine dei prodotti che acquistano, dall’altra i dati dell’Osservatorio indicano che a fare la differenza nella crescita del bio è la componente extra domestica. Fuori casa gli italiani hanno speso più di un miliardo di euro, +53% rispetto al 2021, in prodotti biologici. Dato che si contrappone al calo, seppur lieve, della spesa domestica, che registra un -0,8% rispetto al 2021.
Anche i numeri dell’export bio made in Italy sono incoraggianti dato che si arriva a un +16% rispetto allo scorso anno, raggiungendo i 3,4 miliardi di euro di vendite sui mercati internazionali. Dal 2012 ad oggi il mercato interno legato al biologico è cresciuto del 131%, mentre è ancor più veloce la crescita dell’export, +181% rispetto allo stesso anno.
Il potenziale del mercato biologico italiano è altissimo, basti pensare che la superficie dedicata alle coltivazioni bio arriva a quasi 2,2 milioni di ettari di superficie, il 17,4% del totale, a fronte della quota media UE ferma al 9%, ben lontana dall’obiettivo del 25% inserito nella strategia Farm to Fork per il 2030.
Numeri importanti anche per il mercato del lavoro che ha visto, dal 2010 ad oggi, raddoppiare il numero degli operatori biologici impiegati nel settore. Si contano infatti oltre 86 mila figure professionali. Il settore richiede sempre più competenze specifiche e può affermarsi sempre di più come comparto d’eccellenza innovativa.
È fondamentale quindi far crescere sia la produzione che i consumi utilizzando al meglio gli investimenti stanziati per il settore: quasi 3 miliardi di euro per i prossimi 5 anni. Ma non solo, è necessario anche un cambiamento culturale attraverso il sostegno agli agricoltori – in particolare donne e giovani, sempre più interessati al metodo biologico –
nella transizione agroecologica, per tutelare l’ambiente, contrastare i cambiamenti climatici e favorire un’occupazione agricola.