Il suolo è una risorsa fondamentale per la vita sulla terra, e un suolo sano contribuisce in molti aspetti della nostra vita di tutti i giorni.
Il suolo è una risorsa fondamentale per la vita sulla terra, e un suolo sano contribuisce in molti aspetti della nostra vita di tutti i giorni.
Il suolo trattiene l’80% del carbonio presente negli ecosistemi terrestri, mantenendo l’equilibrio dei gas serra nell’atmosfera.
Il suolo fa da vero e proprio “filtro” per l’acqua che va a creare le nostre risorse idriche, trattenendo sostanze come l’ammonio e il nitrato (derivati del nitrogeno).
Un suolo forte e ricco di vegetazione è meno soggetto a frane, alluvioni e smottamenti. Il problema è particolarmente serio in Italia, dove il 91% dei comuni è a rischio dissesto idrogeologico (con danni da circa 2.5 miliardi l’anno).
Un terreno fertile è in grado di fornire nutrienti fondamentali per lo sviluppo delle piante come azoto, fosforo e potassio (la triade comunemente conosciuta come NPK), oltre ad altri elementi come calcio, magnesio, zolfo, ferro e zinco.
Erbicidi, insetticidi e fungicidi non colpiscono solo gli organismi dannosi all’agricoltura per cui sono progettati, ma colpiscono anche le miriadi di batteri, funghi e insetti benefici per la salute del suolo.
Più dell’80% dei suoli Europei presenta tracce di pesticidi e uno studio Ispra del 2018 ha trovato tracce di pesticidi nel 77,3% delle acque superficiali (solo due anni prima, era il 67%) e nel 32.2% di quelle sotterranee, con rischi sia per la salute umana che per gli ecosistemi acquatici.
A lungo andare, i fertilizzanti chimici acidificano il terreno e riducono fino al 50% la presenza di funghi, batteri e lombrichi che si nutrono di maniera organica e forniscono minerali e nutrienti alle piante.
La monocoltura riduce le sostanze nutritive e la materia organica presenti nel suolo, aumentando anche il rischio di erosione. Inoltre, la monocoltura riduce la biodiversità del sistema favorendo l’insorgere di malattie delle piante e la presenza di insetti dannosi.
Per ovviare a queste due conseguenze, l’agricoltura convenzionale prevede un sempre maggiore utilizzo di fertilizzanti e pesticidi di sintesi – alimentando un circolo infinito.
La biodiversità è fondamentale per la salute del suolo. Un quarto di tutti gli organismi del Pianeta vive in maniera simbiotica con i nostri terreni, rendendoli sani e forti.
Purtroppo, le pratiche agricole non sostenibili e l’utilizzo di pesticidi danneggiano la biodiversità del suolo, impoverendolo.
L’agricoltura convenzionale è basata su ritmi e principi non sostenibili, che a lungo andare danneggiano irrimediabilmente i suoli agricoli. La soluzione? Un’agricoltura che tenga conto dei bisogni della terra così come di quelli dell’uomo: l’agricoltura biologica. Che non è solo il mancato utilizzo di sostanze chimiche di sintesi, ma un vero e proprio diverso modo di intendere l’agricoltura come sistema complesso, che riutilizza al massimo le risorse esistenti.
A differenza della monocoltura, la rotazione delle colture permette di scambiare sostanze diverse tra il suolo e le piante in modo che le sostanze non si esauriscano col passare degli anni. Per esempio, dopo esser coltivato a mais (che consuma azoto), un campo può essere coltivato a legumi (che restituiscono nitrogeno al terreno.
Avvicendare le colture permette inoltre di contrastare l’insorgenza di malattie delle piante e aumentare la biodiversità del terreno. Di conseguenza, permette anche di fare a meno di fertilizzanti e pesticidi mantenendo la produttività dei campi.
Il concime organico, come compost e letame, migliora la struttura, la consistenza e l’areazione del suolo aumentando la sua capacità di trattenere acqua e stimolando una crescita sana delle radici delle piante.
Un esercito di insetti antagonisti naturali dei parassiti. Ma anche procedure efficaci come la pacciamatura del terreno, ovvero un tappeto di fieno o erba per proteggere dagli sbalzi termici. O ancora il sovescio: la semina di piante che aiutano la fertilità del terreno e combattono l’erosione del suolo. Per non parlare di concimi organici come il compost o l’utilizzo di siepi e alberi che danno ospitalità ai predatori naturali dei parassiti e servono come barriera fisica a possibili inquinamenti esterni. Sono queste le pratiche del bio.
In agricoltura biologica, per proteggersi da insetti, funghi e parassiti si utilizzano poi sostanze di base (sostanze di origine vegetale o animale con funzione alimentare ma anche di difesa come saccarosio, aceto, siero di latte, chitosano, ortica…), sostanze attive a basso rischio (derivati da lieviti, alghe…), microrganismi, sostanze di origine vegetale (estratti di piante e oli vegetali), sostanze di origine minerale (rame, zolfo…).
Il rame, un metallo pesante usato anche nell’agricoltura convenzionale (in realtà da secoli i viticoltori e i frutticoltori se ne servono per eliminare infezioni fungine alle piante). Si tratta di una sostanza esistente in natura, che in quantità ottimali è anche un coadiuvante della salute dei terreni oltre che un microelemento presente (in dosi minime) al nostro organismo. Inoltre, per eliminare il rame basta una lavata ai frutti, mentre i pesticidi di sintesi sono in molti casi ‘sistemici’, cioè penetrano nei tessuti interni della pianta.