Il Quaderno Cambia la Terra 2021
È proprio per mettere l’accento sulla necessità di una ulteriore svolta verso l’agroecologia e le produzioni biologiche anche a livello nazionale che Cambia la terra ha elaborato un Quaderno che spiega quali sono le ragioni per chiedere maggiore coraggio ai decisori pubblici, affinché la transizione ecologica sia anche una transizione biologica.
La transizione ecologica ha nell’agroecologia un caposaldo, come sancisce l’Europa con il Green Deal. Ma a livello nazionale, dunque, mancano ancora gli strumenti per realizzarla. “Quello che chiediamo ai decisori politici è di non sprecare l’occasione che abbiamo, con il Recovery Fund e la nuova PAC, per disporre delle risorse necessarie per un salto di qualità reale verso un’agricoltura che tuteli il benessere dell’ambiente, degli animali e delle persone. Una scelta ancor più necessaria dopo questo drammatico biennio Covid – conclude Mammuccini – , in cui si è dimostrato come l’agricoltura sostenibile sia un elemento strategico non solo dello sviluppo ma anche della stessa sopravvivenza di un mercato alimentare”.
Il nostro Paese potrebbe quindi giocare un ruolo da protagonista nello sviluppo dell’agroecologia sia a livello europeo che mondiale e dare un contributo strategico per definire un nuovo modello agricolo, alimentare e territoriale che, anche a partire dal G20 a Presidenza italiana, possa caratterizzarsi per un approccio ecologico su cui costruire il futuro dell’economia agricola, alimentare e territoriale.
Infatti, oltre ad avere una percentuale di superficie agricola destinata al bio pari a quasi il doppio rispetto alla media europea, ci sono oltre 80.000 imprese che operano nel comparto. Il reddito delle aziende bio è superiore del 15% rispetto a quello delle aziende convenzionali (fonte: Bioreport Crea) e con ricadute sociali migliori, considerato che la componente lavoro incide per oltre il 50% in più rispetto al convenzionale. E le conseguenze virtuose del bio sull’ambiente, in termini di maggiore biodiversità e minore inquinamento sono inequivocabili: basti pensare che ogni ettaro di suolo coltivato con metodi biologici è in grado di immagazzinare ogni anno fino a mezza tonnellata di carbonio, sottraendolo dall’atmosfera.
Per questo le realtà del bio e le associazioni ambientaliste di Cambia la Terra chiedono un’inversione di rotta, urgente e sempre più necessaria, anche nell’imminenza della scadenza della consegna del PNRR: l’integrazione tra natura e produzioni agricole e zootecniche è la chiave di volta per una vera transizione ecologica dell’agricoltura.